Gli allevatori e la Tbc nel Parco «Assurdo incolpare i nostri capi»
L’AQUILA. «La categoria degli allevatori è oggetto di attacchi sconsiderati e gratuiti da parte di un mondo ambientalista e l'unico scopo è quello di nascondere il proprio fallimento rispetto alla...
L’AQUILA. «La categoria degli allevatori è oggetto di attacchi sconsiderati e gratuiti da parte di un mondo ambientalista e l'unico scopo è quello di nascondere il proprio fallimento rispetto alla tutela dell'orso marsicano». Commenta così Vinicio Blasetti, presidente della sezione zootecnica di Confagricoltura L’Aquila, la recente polemica degli ambientalisti sui casi di Tbc tra gli animali del parco.
«Una tutela» incalza Blasetti, «evidentemente non riuscita nonostante il numero veramente imponente di soggetti ed associazioni che, a vario titolo, si vogliono occupare della salvaguardia dell'orso. La sciagura della morte di un orso per tubercolosi, da attribuire agli animali domestici super controllati dai servizi veterinari pubblici è, sul piano scientifico azzardata visto che non vi è controprova rispetto alla presenza degli animali selvatici che, viceversa, non sono affatto controllati, neppure a campione, dai parchi. Anche per l'ecatombe dei Camosci dei giorni scorsi», spiega Blasetti, «in un primo tempo, si era arrivato alle stesse conclusioni, quanto il fatto è accaduto per colpa di un fulmine: fenomeno naturale che i pastori ben conoscono». Blasetti contesta anche le accuse degli ambientalisti sui finanziamenti a «pseudo-allevatori». «I presunti fondi a pioggia del Psr attribuiti a improbabili allevatori, non associati a Confagricoltura e da Confagricoltura denunziati in tutte le sedi», ribatte l’esponente di Confagricoltura, « potrebbero fare da contraltare ai milioni di euro di finanziamenti LIFE che invece di tutelare l'orso hanno tutelato le casse delle troppe associazioni ambientaliste e di pseudo-ricercatori del mondo accademico. La situazione degli allevatori (o meglio di detentori di bestiame al pascolo) nei svariati comuni del Parco è ben nota ai Sindaci per i continui sconfinamenti su altri territori limitrofi da dove sono emerse anomalie in ordine all'anagrafe bovina e equina, ma non si tratta di allevatori locali ed allora chi ha l'obbligo di controllare? Non Certo una Organizzazione professionale che non ha ne i mezzi ne i titoli. Forse per primi dovrebbero essere chiamati i Comuni che hanno svenduto la gestione dei propri territori sia al Parco che ai detentori di titoli PAC, soggetti estranei ai nostri territori che in molti casi hanno espulso i naturali del luogo avendo la possibilità di pagare canoni di affitto decuplicati rispetto a questi ultimi. E la Forestale e le guardie del parco non sono preposti a far rispettare le severe norme sulla detenzione del bestiame al pascolo? Gli allevatori veri hanno tutto l'interesse a sconfiggere quelli illegali e irregolari che esercitano una concorrenza sleale». Blasetti sottolinea infine positivamente la richiesta di collaborazione delle associazioni con gli allevatori «da noi sempre invocata ma sempre stizzosamente rifiutata».