Honda, 30 in mobilità e cassa integrazione

La Uilm: intervenga la casa madre giapponese con progetto industriale e investimenti

ATESSA. E' una doccia gelata più che fredda, quella piovuta addosso ai 668 operai della Honda. Dopo un rientro pieno di speranze, con la prospettiva di un nuovo modello, lo scooter low-cost Pcx, e la promessa in una produzione di 80mila veicoli, sono i numeri ora a delineare brutalmente la realtà. Lo stabilimento di contrada Saletti è in difficoltà. I numeri, come denunciato dalla Uilm, sono allarmanti.

L'anno fiscale (chiamato anno Ki in giapponese e che si chiude il 31 marzo) termina con una produzione di 100mila 291 moto e 374mila motori power. E per il 2012-2013 va anche peggio: previsti 75mila 140 moto e 328mila motori power.

Se si considera che nel 2008 le moto prodotte erano state 170mila e i motori power 800mila, allora il conto è presto fatto: la crisi avanza.

Tra aprile e luglio 2012 (storicamente il periodo più produttivo dell'anno), la Honda farà inoltre ricorso a 31 giornate di cassa integrazione, più di un mese lavorativo fermo. Come se non bastasse, la forza lavoro sarà ridotta, con ricorso a una procedura di mobilità volontaria, di 30 lavoratori, che dovranno scegliere di andare in pensione prima o di dedicarsi ad altre attività.

Il nuovo modello previsto dalla casa giapponese, che aveva fatto ben sperare le maestranze, è compreso nei volumi risicatissimi delle 75mila unità, non ci sono svolte produttive all'orizzonte. E ritorna l'incubo assemblaggio.

Da settembre la punta di diamante dello stabilimento, la produzione dei motori Sh 125 e 150, passerà in Asia: ad Atessa resta solo l'assemblaggio. Perfino sul Pcx e sui restyling delle linee Sh non si dovrà fare altro che mettere insieme i pezzi. E c'è da considerare anche cosa ne sarà del reparto altamente specializzato del machining che conta oggi circa cinquanta addetti.

A temere è ora anche l'indotto, circa 1.500 operai. Se è vero che la Honda ha tentato di mantenere la produzione locale della Val di Sangro, è anche vero che le piccole aziende della galassia giapponese vedranno drasticamente ridotti i loro volumi. Ce la faranno a mantenersi a galla?

«Alla Honda di Atessa abbiamo dato credito e fiducia con la sottoscrizione del Patto per la competitività del 24 giugno 2011», dice Nicola Manzi, segretario provinciale della Uilm. «Ora chiediamo l'intervento della casa madre giapponese con un progetto industriale fatto di nuovi modelli e investimenti per garantire un futuro occupazionale e produttivo ai circa 2.200 dipendenti della Honda e dell'indotto».

Intanto, sempre ad Atessa, in Sevel la Fiom ha impugnato il provvedimento che esclude dall'azienda le rsa delle tute blu di Maurizio Landini inviando una lettera ai dirigenti dell'azienda del gruppo Fiat.

«Ribadiamo il nostro diritto, ai sensi delle leggi vigenti, a nominare rsa all'interno dell'unità produttiva», scrive il segretario provinciale Fiom, Marco Di Rocco, «in caso contrario saremo costretti a dar mandato ai nostri legali per la tutela dei diritti della nostra organizzazione e di tutti i nostri iscritti».

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