I carabinieri: i trucchi delle cliniche

Nel 2008 i Nas scoprirono gli espedienti e chiesero l’arresto di Angelini

PESCARA. Lettura avvincente come una spy story di Ken Follett o un legal thriller alla John Grisham. Così il rapporto dei carabinieri dei Nas ai pm della procura di Pescara che indagavano su Sanitopoli. In tutto 84 pagine e una richiesta: «Misure cautelari personali coercitive in carcere nei confronti di Maria Vincenzo Angelini; Anna Maria Sollecito» e altre 4 persone tra ex direttori amministrativi e sanitari del gruppo Villa Pini.

Le firme sulle «conclusione» dei Nas è del 16 giugno 2008, ossia un mese prima degli arresti dell’ex presidente della giunta di centrosinistra Ottaviano Del Turco, dell’assessore alla sanità Bernardo Mazzocca, di esponenti politici, del manager Asl Conca, e uomini vicini ad Angelini come Gianluca Zelli. Il rapporto mette in luce quello che i carabinieri definiscono «la chiave di lettura dell’intero sistema». Uno spaccato che si incentra sulla casa di Cura Villa Pini ma che accenna anche alla Clinica Pierangeli con una postilla dei Nas ai pm: «Per Pierangeli si è provveduto a inoltrare separata comunicazione». I carabinieri aprono il rapporto con due casi di pazienti «entrambi poi deceduti». Malati acuti, ricoverati e operati in un ospedale pubblico che, una volta dimessi, al posto di andare in strutture per malati acuti, sono stati mandati in «riabilitazione». Nel primo caso per «63 giorni di degenza», nel secondo, il paziente che ha bisogno di «terapia intensiva, cardiologica» viene dapprima posto in una clinica senza ricevere cure, e successivamente ripetutamente ricoverato e dimesso. In questi due casi «chiave» i carabinieri scrivono ai pm titolari dell’inchiesta: Trifuoggi, Bellelli e Di Florio; si «nota chiaramente la sovrapposizione del periodo di ricovero presso il centro di riabilitazione», «con conseguente doppia remunerazione delle prestazioni rese». I Nas analizzano con l’aiuto dell’ex direttore dell’Agenzia sanitaria Francesco Di Stanislao le vicende economiche che si avviluppano nella spirale di interessi gestiti da Villa Pini; in particolare gli Sdo (schede dimissioni ospedaliere) documenti che permettono ai carabinieri di risalire alla congruità dei ricoveri e delle cure, e alla verifica sulla legittimità dei compensi chiesti dal gruppo Villa Pini.

Per i carabinieri «è legittimo ipotizzare che l’esasperazione di comportamenti» abbia prodotto un «effetto economico». Da pagina 5 in poi i Nas analizzano con eccezionale cura i ricoveri e i compensi chiesti dal Gruppo Villa Pini e dalle associate Sanatrix dell’Aquila e Santa Maria di Avezzano. Un controllo che mette in luce il ruolo della Commissione ispettiva permanente (Cip) che dovrebbe vigilare per conto della Regione sulle prestazioni e sulla congruità dei soldi chiesti da Villa Pini.

Decuratazioni che iniziano dal 2005, ossia con l’ex presidente Del Turco e l’assessore Mazzocca. Il crescendo dei tagli fatti in base alle nuove regole varate contro il «far west» pongono Villa Pini in scacco. Le cifre elencate dai Nas ai pm sono chiare e sintetizzate in tabelle, grafici e numeri: nel 2004, in epoca centrodestra la Cip decurta appena 7 mila euro dei 49 milioni 883 mila euro chiesti da Angelini. Dal 2005 con il cambio delle regole i tagli contro Villa Pini arrivano a 15 milioni di euro nel 2005, nel 2006 a 18 milioni.

Alla fine delle 84 pagine analizzate le Cartolarizzazioni, le schede di dimissioni e i ricoveri, i Nas fanno la richiesta di arresto del vertice di Villa Pini.

Un mese dopo, il 14 luglio 2008, lo scenario si capovolge. La guardia di finanza arresta Del Turco con altre 10 persone. Custodia cautelare scattata dopo un racconto fiume dell’imprenditore Angelini ai pm su presunti ricatti subiti e «fiumi di denaro» versati nelle tasche di politici e amministratori. Manette che decretano la fine della giunta di centrosinistra dopo due anni e mezzo di governo dell’Abruzzo.