Il federalismo spacca l'Abruzzo

Sindaci divisi sul possibile aumento dell'Irpef per far quadrare i conti
PESCARA. Il sindaco di Lanciano, è uno di quelli che, in primavera, lascerà l'incarico dopo due mandati. Per Filippo Paolini, quindi, il federalismo municipale e la potestà lasciata ai sindaci, dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, di aumentare l'Irpef con un'addizionale per fa quadrare i conti rappresentano «una patata bollente» che lascia «alla prossima amministrazione». Il dibattito è aperto anche in Abruzzo, dopo l'inchiesta del Sole 24 Ore (si legga l'articolo nel box in alto). Il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente (Pd), aveva spiegato così il suo no al quotidiano economico: «Qui la situazione è grave. L'emergenza impedisce di gravare con nuovi tributi».
Anche il sindaco di Sulmona, Fabio Federico (Pdl), è sul fronte del no: «Sono assolutamente contrario all'aumento dell'Irpef. Con la grave crisi che stiamo vivendo significherebbe accanirsi sulle persone. Del resto l'ho promesso in campagna elettorale che non l'avrei fatto».
«Per ora non posso dire con certezza cosa farà il comune di Avezzano», dice il sindaco di Avezzano, Antonio Floris (Pdl), «certo da qualche parte i soldi per andare avanti dobbiamo trovarli. Il comune di Avezzano ha attualmente l'addizionale Irpef più bassa d'Abruzzo perché non è stata mai toccata da quando è stata istituita. La prossima settimana ne discuteremo durante la riunione prevista per il bilancio, sia con i tecnici, sia con gli amministratori, poi decideremo cosa fare».
Umberto Di Primio (Pdl), sindaco di Chieti da poco meno di un anno, dice: «Sull'addizionale Irpef il Comune di Chieti è al massimo, lo 06. Per quel che mi riguarda non l'aumenterei, visto che è una delle più alte d'Italia, ma certamente sono d'accordo per sbloccare la non modificabilità della percentuale per quei comuni che ne hanno una bassa».
«Sono favorevole al federalismo fiscale», dice il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna (Pd), «come possibilità da dare ai Comuni di imporre o togliere le tasse. Allo Stato chiediamo invece trasferimenti certi per poter riequilibrare i bilanci. Certo è che i Comuni sono alla paralisi».
Un no arriva anche da Luigi Albore Mascia (Pdl), sindaco di Pescara: «Siamo assolutammente contrari all'aumento dell'addizionale Irpef comunale. Non è questo l'obiettivo del federalismo municipale. Per ottenere il federalismo lo Stato non deve lasciare libertà ai comuni di aumentare le tasse, ma destinare ai comuni una parte dell'Irpef nazionale senza gravare sui cittadini».
Maurizio Brucchi (Pdl) sindaco di Teramo (55mila abitanti): «Il federalismo fiscale va bene ma voglio poter decidere come gestire le risorse dell'addizionale Irpef senza blocchi. In altre parole, il federalismo è il nostro futuro, i Comuni debbono prepararsi ma il governo deve darci la gestione globale, senza tetti. Nel mio caso, so già di non poter aumentare l'addizionale Irpef (Teramo ha lo 0,5), e che quest'anno avrò minori entrate per 3 milioni di euro. Non farò tagli al sociale, cercherò di fare economia riducendo gli eventi. Ma solo con un'addizionale dello 0,8 potrò recuperare 2 milioni. Se però il governo impone tetti per noi non cambia nulla».
Franco Di Bonaventura (Pd), sindaco di Roseto (25mila abitanti), seconda città del Teramano: «Sono favorevole perché ridà ai Comuni la capacità di gestire le risorse finanziare. Ma non basta l'addizionale Irpef, occorre un federalismo globale per gli enti locali. Occorre, cioè, molto di più. Faccio un esempio. Allo stato attuale noi di Roseto sopperiamo ai servizi sociali sacrificando le somme della promozione turistica. Ma restiamo sempre con una coperta troppo corta, ecco perché chiediamo più contenuti per quanto riguarda l'entità messa a disposizione dei Comuni». Francesco Mastromauro (Pd) sindaco di Giulianova (23mila abitanti): «Come ho dichiarato al Sole 24 Ore, può aiutarci, ma è solo una goccia nel mare. Il mio Comune ha già subìto un taglio di 600 mila euro, e sul bilancio che in questi giorni sto redigendo dovrò operare tagli di ben 3 milioni di euro. C'è la necessità assoluta di nuove risorse altrimenti ci ritroveremo senza i servizi minimi, faccio qualche esempio: gli scuolabus e l'assistenza sociale. Ecco perché plaudo a questa inizitiva che però definisco una goccia nel mare». Gaetano Vallescura (Pdl), sindaco di Silvi (16mila abitanti): «Va approfondita, voglio vedere quali saranno vantaggi reali. Per ora siamo solo i più vessati, pur essendo il front office con i cittadini. Non vorrei che, in questo modo, il governo se ne lavi le mani. Per quanto mi riguarda, quest'anno siamo costretti a modificare le tariffe sui servizi essenziali: aumenteremo i buoni pasto delle mense e lo scuolabus, per esempio. Noi sindaci siamo come tanti frà Galdino: andiamo in giro per elemosinare risorse».
Anche il sindaco di Sulmona, Fabio Federico (Pdl), è sul fronte del no: «Sono assolutamente contrario all'aumento dell'Irpef. Con la grave crisi che stiamo vivendo significherebbe accanirsi sulle persone. Del resto l'ho promesso in campagna elettorale che non l'avrei fatto».
«Per ora non posso dire con certezza cosa farà il comune di Avezzano», dice il sindaco di Avezzano, Antonio Floris (Pdl), «certo da qualche parte i soldi per andare avanti dobbiamo trovarli. Il comune di Avezzano ha attualmente l'addizionale Irpef più bassa d'Abruzzo perché non è stata mai toccata da quando è stata istituita. La prossima settimana ne discuteremo durante la riunione prevista per il bilancio, sia con i tecnici, sia con gli amministratori, poi decideremo cosa fare».
Umberto Di Primio (Pdl), sindaco di Chieti da poco meno di un anno, dice: «Sull'addizionale Irpef il Comune di Chieti è al massimo, lo 06. Per quel che mi riguarda non l'aumenterei, visto che è una delle più alte d'Italia, ma certamente sono d'accordo per sbloccare la non modificabilità della percentuale per quei comuni che ne hanno una bassa».
«Sono favorevole al federalismo fiscale», dice il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna (Pd), «come possibilità da dare ai Comuni di imporre o togliere le tasse. Allo Stato chiediamo invece trasferimenti certi per poter riequilibrare i bilanci. Certo è che i Comuni sono alla paralisi».
Un no arriva anche da Luigi Albore Mascia (Pdl), sindaco di Pescara: «Siamo assolutammente contrari all'aumento dell'addizionale Irpef comunale. Non è questo l'obiettivo del federalismo municipale. Per ottenere il federalismo lo Stato non deve lasciare libertà ai comuni di aumentare le tasse, ma destinare ai comuni una parte dell'Irpef nazionale senza gravare sui cittadini».
Maurizio Brucchi (Pdl) sindaco di Teramo (55mila abitanti): «Il federalismo fiscale va bene ma voglio poter decidere come gestire le risorse dell'addizionale Irpef senza blocchi. In altre parole, il federalismo è il nostro futuro, i Comuni debbono prepararsi ma il governo deve darci la gestione globale, senza tetti. Nel mio caso, so già di non poter aumentare l'addizionale Irpef (Teramo ha lo 0,5), e che quest'anno avrò minori entrate per 3 milioni di euro. Non farò tagli al sociale, cercherò di fare economia riducendo gli eventi. Ma solo con un'addizionale dello 0,8 potrò recuperare 2 milioni. Se però il governo impone tetti per noi non cambia nulla».
Franco Di Bonaventura (Pd), sindaco di Roseto (25mila abitanti), seconda città del Teramano: «Sono favorevole perché ridà ai Comuni la capacità di gestire le risorse finanziare. Ma non basta l'addizionale Irpef, occorre un federalismo globale per gli enti locali. Occorre, cioè, molto di più. Faccio un esempio. Allo stato attuale noi di Roseto sopperiamo ai servizi sociali sacrificando le somme della promozione turistica. Ma restiamo sempre con una coperta troppo corta, ecco perché chiediamo più contenuti per quanto riguarda l'entità messa a disposizione dei Comuni». Francesco Mastromauro (Pd) sindaco di Giulianova (23mila abitanti): «Come ho dichiarato al Sole 24 Ore, può aiutarci, ma è solo una goccia nel mare. Il mio Comune ha già subìto un taglio di 600 mila euro, e sul bilancio che in questi giorni sto redigendo dovrò operare tagli di ben 3 milioni di euro. C'è la necessità assoluta di nuove risorse altrimenti ci ritroveremo senza i servizi minimi, faccio qualche esempio: gli scuolabus e l'assistenza sociale. Ecco perché plaudo a questa inizitiva che però definisco una goccia nel mare». Gaetano Vallescura (Pdl), sindaco di Silvi (16mila abitanti): «Va approfondita, voglio vedere quali saranno vantaggi reali. Per ora siamo solo i più vessati, pur essendo il front office con i cittadini. Non vorrei che, in questo modo, il governo se ne lavi le mani. Per quanto mi riguarda, quest'anno siamo costretti a modificare le tariffe sui servizi essenziali: aumenteremo i buoni pasto delle mense e lo scuolabus, per esempio. Noi sindaci siamo come tanti frà Galdino: andiamo in giro per elemosinare risorse».
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