Il no al Parco della costa. Idv, Verdi e associazioni: "Febbo, ora dimettiti"

Gli ambientalisti chiedono le dimissioni dell’assessore contrario alla riserva del litorale teatino

PESCARA. È una sorta di rivolta quella che si solleva contro Mauro Febbo (Pdl), l'assessore regionale all'Agricoltura, presidente del Tavolo di cooordinamento per il Parco della costa teatina, che in un'intervista al Centro ha detto di essere contrario all'istituzione dell'Ente Parco. «Sono per la realizzazione del progetto della Provincia di Chieti del Comprensorio turistico per il quale ci sarebbero anche i fondi Fas da spendere», ha detto Febbo alla vigilia della riunione con il ministero dell'Ambiente nella quale si dovrebbe affrontare il discorso della perimetrazione del Parco che, comunque vada, sarà istituito per legge il 30 settembre.

Idv, Verdi e associazioni chiedono le dimissioni di Febbo da presidente del Tavolo di coordinamento. Walter Caporale, consigliere regionale dei Verdi, accusa Febbo di aver mentito al consiglio regionale e annuncia una mozione di sfiducia nei suoi confronti, oltre che una richiesta di convocazione straordinaria al presidente del Consiglio Nazario Pagano.

Ma il tempo stringe, Febbo nel corso dell'intervista, ha già detto che se i consigli comunali degli otto centri interessati (Vasto, Ortona, San Salvo, San Vito, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro e Casalbordino, Pollutri vorrebbe rientrare mentre Villafonsina vuole uscire) dalla perimetrazione del Parco non formalizzeranno la loro posizione, confermerà ai tecnici del ministero la contrarietà degli attori coinvolti all'istituzione dell'Ente parco. «Farò di tutto per evitare il commissario», ha detto aggiungendo che domani si può chiedere una proroga dei tempi o comunque cercare una soluzione con il ministero.

«Febbo non può più fare l'arbitro ed il giocatore sul Parco della costa teatina», irrompe Carlo Costantini, capogruppo Idv in consiglio regionale, «non è più un suo diritto conservare un ruolo o una carica di presidente del Tavolo di coordinamento che, proprio per la delicatezza ed il rilievo dei compiti da svolgere, non può essere ricoperto da un esponente politico che dichiaratamente ne avversa la realizzazione. È un problema di credibilità, che mina alla radice qualunque sua iniziativa, molto più di quanto non pesino già le incomprensibili incertezza ed indecisioni di alcuni amministratori locali».

La stessa richiesta di dimissioni viene fatta da Caporale. «Febbo ha ingannato il consiglio regionale», aggiunge, «il 2 agosto ha mentito in aula sostenendo di essere favorevole al Parco. Sin dal momento della sua nomina avevo chiesto di essere coinvolto nei tavoli di discussione e concertazione con i Comuni, Provincia, ministero. Febbo si era impegnato a farlo, ma il sottoscritto non è mai stato chiamato o contattato». Il consigliere dei Verdi sollecita la realizzazione della pista ciclabile da Ortona a San Salvo, citando i riscontri positivi in termini di occupazione e turismo che hanno avuto opere del genere in altre parti d'Italia, ma domanda pure che fine abbiano fatto i fondi Fas (18 milioni di euro) previsti per la sua realizzazione: «L'assessore la smetta di mentire dicendo che i Fas ci sono ma non per il Parco», dice Caporale, che domanda: «E' vero che ci sono interessi speculativi che mirano a far saltare la realizzazione del Parco per smembrare colline e aree verdi e costruire resort, villaggi e ville».

«L'attacco alla realizzazione del Parco della Costa teatina sta evidenziando chi veramente vuole difendere il nostro territorio e chi invece si "sciacqua" la bocca con la parola ambiente e poi nei fatti si comporta all'opposto», è il commento di Tommaso Sarchese di Ecodem (ecologisti democratici) riferendosi anche ai sindaci di centrosinistra (Torino di Sangro, Casalbordino) che hanno detto no al Parco. «Tutto questo», rimarca in un lungo intervento, «è spesso frutto di cattiva informazione e della paura di non poter continuare in progetti di cementificazione che sono in programma nei diversi territori comunali ma anche del timore, da parte degli amministratori, di perdere "potere", come se la fetta di terra che amministrano non fosse di tutti». «E allora», continua, «se si è incapaci di approfittare di tale occasione ben venga il commissario governativo che si sostituisce agli enti locali e perimetra il Parco, dando dimostrazione che non si è riusciti o meglio non si è voluto riuscire ad evitare l'ennesimo commissario in un'area che altre potenzialità non le ha proprio e confermando che sono anche Provincia e Regione che non credono a questo progetto».

Sarchese invita alla mobilitazione in difesa del Parco così come è stato fatto contro il Centro oli: «Diamo un segno tangibile, sproniamo i nostri sindaci, presidenti di Provincia e Regione affinché escano da questo torpore che li rende capaci solo di amministrare il quotidiano». (a.mo.)

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