Il patrimonio del clan rom Di Rocco confiscati cinque milioni di euro

La questione rom. Il tribunale punisce gli zingari coinvolti nella droga
TERAMO. Appartamenti, auto, terreni e conti correnti: vale più di cinque milioni di euro il patrimonio confiscato dal tribunale a numerosi esponenti del clan rom di Rocco. Lo stesso a cui solo qualche mese fa gli stessi giudici avevano riconsegnato parte del tesoro sequestrato.
Ad ottobre, infatti, il tribunale aveva rigettato la richiesta di confisca fatta dalla procura per una parte del patrimonio, disponendo la restituzione della villa a Fiorello Di Rocco, ritenuto a capo della famiglia nomade, e alla moglie Clorinda Ciarelli. Un provvedimento per cui la procura ha fatto ricorso in Appello.
A cinque mesi da quell’ordinanza gli stessi giudici (presidente Carmine Di Fulvio, a latere Giovanni Cirillo e Stefania Cannavale) si sono espressi in maniera diversa, disponendo la confisca di 6 case e 17 auto appartenenti ad altri esponenti della famiglia rom. Non solo. Per otto di loro è stata anche accolta la richiesta di sorveglianza speciale avanzata dalla procura, richiesta respinta per altri nella ordinanza di ottobre perchè, secondo i giudici, non c’era l’attualità della pericolosità sociale.
Il provvedimento di confisca chiesto dal sostituto procuratore David Mancini (lo stesso pm che nel 2003 chiese ed ottenne i sigilli per buona parte del patrimonio di un altro clan rom ora definitivamente confiscato) si basa sul presupposto che il patrimonio accumulato sia il frutto di attività illegali, legate in particolare allo spaccio di droga.
A gennaio del 2009 l’operazione chiamata Nomadi, portò al sequestro di case e negozi a Tortoreto, Mosciano, Roseto, Martinsicuro e soprattutto in via Parenzo, a Giulianova, dove c’è la villa di Fiorello Di Rocco. Il provvedimento chiesto da Mancini era arrivato dopo una complessa indagine patrimoniale e finanziaria che per mesi aveva visto impegnati i carabinieri del Ros e del reparto operativo.
Ed era stato proprio nel corso di questa indagine che i militari avevano scoperto un tenore di vita ritenuto incompatibile con i redditi dichiarati individuando ville, appartamenti e terreno di notevole valore (molti immobili erano intestati a prestanome) e negozi. L’operazione Nomadi, inoltre, era stata l’epilogo dell’inchiesta che nel 2007 aveva portato all’arresto di undici persone, tra nomadi e nigeriani, per detenzione e spaccio di droga. In quell’occasione le indagini avevano accertato che il sodalizio criminale concedeva prestiti a tassi usurari ad imprenditori e commercianti in difficoltà economiche, ricorrendo spesso a minacce e violenze per costringere le vittime a pagare. Allora erano stati sequestrati due immobili e sette auto.
Fu proprio durante quelle indagini che gli investigatori cominciarono a raccogliere elementi anche sull’altro gruppo, preparando l’operazione Nomadi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ad ottobre, infatti, il tribunale aveva rigettato la richiesta di confisca fatta dalla procura per una parte del patrimonio, disponendo la restituzione della villa a Fiorello Di Rocco, ritenuto a capo della famiglia nomade, e alla moglie Clorinda Ciarelli. Un provvedimento per cui la procura ha fatto ricorso in Appello.
A cinque mesi da quell’ordinanza gli stessi giudici (presidente Carmine Di Fulvio, a latere Giovanni Cirillo e Stefania Cannavale) si sono espressi in maniera diversa, disponendo la confisca di 6 case e 17 auto appartenenti ad altri esponenti della famiglia rom. Non solo. Per otto di loro è stata anche accolta la richiesta di sorveglianza speciale avanzata dalla procura, richiesta respinta per altri nella ordinanza di ottobre perchè, secondo i giudici, non c’era l’attualità della pericolosità sociale.
Il provvedimento di confisca chiesto dal sostituto procuratore David Mancini (lo stesso pm che nel 2003 chiese ed ottenne i sigilli per buona parte del patrimonio di un altro clan rom ora definitivamente confiscato) si basa sul presupposto che il patrimonio accumulato sia il frutto di attività illegali, legate in particolare allo spaccio di droga.
A gennaio del 2009 l’operazione chiamata Nomadi, portò al sequestro di case e negozi a Tortoreto, Mosciano, Roseto, Martinsicuro e soprattutto in via Parenzo, a Giulianova, dove c’è la villa di Fiorello Di Rocco. Il provvedimento chiesto da Mancini era arrivato dopo una complessa indagine patrimoniale e finanziaria che per mesi aveva visto impegnati i carabinieri del Ros e del reparto operativo.
Ed era stato proprio nel corso di questa indagine che i militari avevano scoperto un tenore di vita ritenuto incompatibile con i redditi dichiarati individuando ville, appartamenti e terreno di notevole valore (molti immobili erano intestati a prestanome) e negozi. L’operazione Nomadi, inoltre, era stata l’epilogo dell’inchiesta che nel 2007 aveva portato all’arresto di undici persone, tra nomadi e nigeriani, per detenzione e spaccio di droga. In quell’occasione le indagini avevano accertato che il sodalizio criminale concedeva prestiti a tassi usurari ad imprenditori e commercianti in difficoltà economiche, ricorrendo spesso a minacce e violenze per costringere le vittime a pagare. Allora erano stati sequestrati due immobili e sette auto.
Fu proprio durante quelle indagini che gli investigatori cominciarono a raccogliere elementi anche sull’altro gruppo, preparando l’operazione Nomadi.
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