Il presidente del Soccorso alpino: “I salvataggi in montagna aumentano, c’è chi va in sneakers o in ciabatte”

Intervista a Daniele Perilli, presidente regionale del Soccorso alpino e speleologico (Cnsas): «In Abruzzo gli interventi restano gratuiti, altrove sono a pagamento»
L’AQUILA. I più sprovveduti si avventurano in montagna con ai piedi un paio di sneakers, se non addirittura in ciabatte. Dimenticano di portare acqua e cibo a sufficienza o abbandonano i sentieri segnalati e perdono l'orientamento. Gli incidenti gravi e mortali - nei casi peggiori - sono in aumento esponenziale: 83 i morti e 5 i dispersi, nell'ultimo mese in Italia. Mai come adesso. E l'Abruzzo, con le sue cime affascinanti, il Gran Sasso, la Maiella, il Sirente- velino, non fa eccezione. Saper leggere la scala delle difficoltà e partire adeguatamente equipaggiati è fondamentale, come spiega Daniele Perilli, presidente regionale del Soccorso alpino e speleologico (Cnsas).
Se all'inizio degli anni Duemila si verificavano circa 17.700 infortuni l’anno, oggi se ne contano in media 40mila. A quali fattori è imputabile un incremento tanto evidente?
«Una causa singola, in realtà, non c’è. Negli ultimi tempi, soprattutto dopo il Covid, è esplosa la passione per la montagna, con un aumento significativo delle persone che praticano trekking, vanno a fare passeggiate in quota o praticano sport di montagna. Anche il cambiamento del meteo gioca un ruolo importante: con estati lunghe e soleggiate e l'autunno mite, il numero di infortuni sale in modo esponenziale. I numeri di chi frequenta la montagna sono triplicati».
Con quali conseguenze?
«Questo fenomeno ha portato ad avvicinarsi alla montagna persone che non sono preparate né informate. Anche una semplice passeggiata su un sentiero può nascondere delle insidie. Gli escursionisti sono l’anello debole dei frequentatori della montagna. Certo, sono anche i più numerosi, ma è tra loro che si trovano i più impreparati, quindi soggetti a rischi e incapaci di una corretta valutazione degli stessi».
Ci dia qualche numero.
«Lo scorso anno, in Abruzzo, gli incidenti sono cresciuti del 10% rispetto al 2023. E la tendenza, per il 2025, è ancora in aumento».
Come lo spiega?
«Quelle in montagna non sono solo semplici passeggiate, mai. Presi dall'incanto della natura, dalla suggestione dei paesaggi, gli escursionisti sono stimolati, spesso, ad avventurarsi nei boschi o a quote più elevate. La montagna è meravigliosa, adatta a tutti, ma l’attenzione deve essere massima».
Che tipi di intervento eseguite solitamente? «La maggior parte riguarda il recupero di escursioni indiscesa: la salita è faticosa, ma la discesa è più pericolosa e se non si indossano calzature adatte si scivola facilmente. La scivolata improvvisa provoca distorsioni o rotture di caviglie e ginocchio. Nel peggiore dei casi, quando si scivola, si rischia di precipitare in burroni o dirupi. Incidenti che non lasciano scampo».
Consapevolezza, prudenza e rispetto possono salvare la vita?
«La montagna è sempre un terreno impervio. Il malcostume di affrontare un'escursione con calzature non adatte può provocare incidenti: il 95-97% degli interventi che effettuiamo riguarda escursionisti di tutti i livelli, da quelli con un minimo di preparazione agli inesperti. Gli alpinisti rientrano in quella fascia minima del 5% perché sono consapevoli e preparati: sanno a cosa vanno incontro».
Torniamo all'equipaggiamento. Quali scarpe è opportuno calzare per affrontare un'escursione?
«Anche per una semplice passeggiata in montagna servono scarponcini mediamente alti, che proteggono le caviglie e le tengono bel salde, con una suola del tipo carrarmato, che si aggrappa al terreno. Pensi che abbiamo recuperato escursionisti in quota con scarpette da ginnastica, sneakers con suola completamente liscia, in ciabatte. È pericolosissimo».
Prima di partire cosa infilare nello zaino?
«Intanto, è meglio avviarsi la mattina presto per rientrare intorno ad ora di pranzo, perché in estate nel pomeriggio spesso si verificano temporali improvvisi con escursioni termiche importanti. Nello zaino mettere sempre cappello, occhiali da sole, giacca impermeabile, un pile leggero e morbide, ovviamente acqua e cibo. Un altro problema è la disidratazione: quando si cammina molto bisogna bere liquidi e sali minerali».
Quanto costa il recupero di un escursionista in difficoltà o incidentato?
«Una stima precisa è difficile, dipende dall'utilizzo dell'elicottero e dal personale impegnato nelle operazioni, ma in genere sono molto costosi. Consideri che l’intervento in montagna è sempre tempo-dipendente».
Ovvero?
«Se c’è un infortunato, prima si arriva meglio è. Quando il tempo lo permette viene utilizzato l'elicottero del 118. In Abruzzo ce ne sono due disponibili, uno di base a Pescara, l’altro a Preturo, sui quali c’è sempre un tecnico del soccorso alpino più un medico rianimato e un infermiere. Far salire in volo un elicottero costa migliaia di euro».
Chi viene recuperato ha un costo da sostenere?
«In Abruzzo il soccorso in montagna, di qualunque tipo, è totalmente gratuito. Su tutto l'arco alpino, invece, è a pagamento, anche in caso di incidenti gravi. Dipende delle scelte delle singole Regioni».
Con tutte le chiamate che vi arrivano, non c'è il rischio che si saturi il sistema?
«Nel periodo di Ferragosto è capitato di dover effettuare anche 12 interventi al giorno. Con due elicotteri riusciamo a coprire l'intero territorio regionale. Le competenza in montagna, per gli interventi medicalizzati, è del 118 e del Soccorso alpino, con la collaborazione del Sagf della Guardia di finanza».
Per evitare che si metta in moto una macchina così articolata e costosa quali precauzioni vanno prese?
«È fondamentale non abbandonare i sentieri: può diventare pericoloso. Gli escursionisti devono seguire la segnaletica, fare formazione e informarsi». Insomma, non partire all'avventura... «Se si decide di andare a fare un’escursione è bene individuare il posto prescelto, i percorsi che si devono affrontare e dare un’occhiata al meteo, per fare in modo che la passeggiata avvenga in massima sicurezza».
Per formazione lei intende seminari tecnici?
«Non sono necessari, ma lo è avere un minimo di conoscenza di base su come ci si comporta in montagna, anche in caso di incidenti per garantire la propria sicurezza e rispettare l'ambiente. Queste regole includono la pianificazione dell'escursione, la scelta di un percorso adatto alle proprie capacità, l'utilizzo di abbigliamento e attrezzatura adeguati, il rispetto della natura e delle altre persone, e la consapevolezza dei pericoli legati al meteo e all'ambiente montano».
Ci si può rivolgere anche a guide specializzate.
«Qui esistono molte sezioni del Club alpino italiano, ci sono le guide alpine, gli accompagnatori di media montagna che possono aiutare gli escursionisti alle prime armi ad affrontare la montagna senza rischiare».
L’estate è ancora lunga, diamo qualche consiglio pratico.
«In Abruzzo abbiamo un territorio invidiabile: mare, colline e montagna a distanza ravvicinata. Ci sono cime bellissime come il Gran Sasso, che arriva a quasi 3mila metri di quota. Si può andare ovunque, ma con prudenza e consapevolezza, senza mai improvvisare: servono abbigliamento e attrezzature adatte, conoscenza dei luoghi e dei percorsi. Se non si hanno queste capacità bisogna rivolgersi ad accompagnatori competenti e non andare da soli».
Qual è l’insidia maggiore della montagna?
«Il terreno impervio, anche in sentieri considerati facili. Ci possono essere un salto di roccia, un dirupo improvviso. E se si scivola, si va giù».
La montagna è adatta a bambini e ragazzi?
«Possiamo portare chiunque in quota, ma rispettando le regole. L’appello che faccio è: andate in montagna perché abbiamo un territorio bellissimo, ma se non si ha la consapevolezza dei pericoli e delle attitudini personali, bisogna rivolgersi a persone esperte. Mai avventurarsi: il rischio è troppo alto».
È bene portare un gps?
«Sull'Appennino, tra le nostre montagne, il telefonino spesso non prende. Le comunicazioni nel 60-70% non sono attive sulle montagne abruzzesi e questo è un altro elemento da mettere in conto. Quando non si conosce bene un posto è più facile prende una cartina, dove il sentiero è tracciato e numerato: lo smartphone può perdere improvvisamente il segnale e, in quel caso, è difficile orientarsi. Ci sono cartine escursionistiche ben fatte delle nostre montagne. Vanno seguite più del telefonino per evitare inconvenienti».
Tutto qui?
«Un ultimo consiglio, se permette. Non ignorare i divieti, ma restare sui sentieri segnalati e non prendere scorciatoie. Qualche precauzione in più e la montagna ci aspetta!».