Imu agricola, esenti 203 comuni montani

Il decreto del governo riporta un po’ di tranquillità nel settore Ora però gli enti locali dovranno far fronte al minor gettito di risorse

Bisognerà aspettare la pubblicazione del decreto varato venerdì dal governo per capire con esattezza chi dovrà pagare l’Imu agricola entro il 10 febbraio. Già si sa però che si torna alla vecchia classifica dei comuni esenti (i comuni di montagna) o dei comuni parzialmente esenti (i comuni parzialmente montani) secondo la classificazione dell’Istat.

In Abruzzo dovrebbero essere 110 comuni in provincia dell’Aquila (tra cui 6 comuni parzialmente montani); 63 in provincia di Chieti (di cui 6 parzialmente montani); 27 in provincia di Teramo (di cui 6 parzialmente montani); 28 in provincia di Pescara, (di cui 7 parzialmente montani). In totale parliamo di 203 comuni montani e 25 comuni parzialmente montani, 76 i Comuni in cui l’Imu agricola si applica. In tabella abbiamo riportato l’elenco che comunque andrà verificato, al momento della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, con l’allegato al decreto.

Il decreto stabilisce, stando al comunicato di Palazzo Chigi, che l’esenzione dell’Imu si applica «ai terreni agricoli, nonché a quelli non coltivati, ubicati nei Comuni classificati come totalmente montani, come riportato dall’elenco dei Comuni italiani predisposto dall’Istat; ai terreni agricoli, nonché a quelli non coltivati, posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola, ubicati nei Comuni classificati come parzialmente montani, come riportato dall’elenco dei Comuni italiani predisposto dall’Istat».

I criteri saranno retroattivi e si applicheranno a che all’anno di imposta 2014. «Per l’anno 2014», spiega Palazzo Chigi, « non è comunque dovuta l’Imu per quei terreni che erano esenti in virtù del decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 28 novembre 2014 e che invece risultano imponibili per effetto dell’applicazione dei criteri sopra elencati».

In attesa di saperne di più molti agricoltori, dice Camillo D’Amico, presidente del Copagri Abruzzo, «hanno fatto fare i conti dai Caf o dai commercialisti senza ritirare l’F24, tantissimi hanno detto che non avrebbero pagato per mancanza di risorse».

Ma come si calcola l’Imu? Per i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali si calcola il reddito dominicale (il reddito relativo alla proprietà e non all’attività agricola) aggiornato del 25% e moltiplicato per 75. In questo modo si trova la base imponibile alla quale va applicata l’aliquota Imu decisa dal Comune.

Se per esempio il reddito dominicale è di 20 euro, la base imponibile è di 1.875 euro e con un’aliquota dello 0,76% l’Imu è di 14 euro l’ettaro. Per chi non è agricoltori professionale o imprenditore agricolo l’Imu raddoppia circa, poiché il reddito dominicale si aggiorna del 25% e moltiplica per 135.

Secondo il ministero delle Politiche agricole i nuovi parametri dimezzano da 40 a 20 milioni il peso dell’Imu agricola sui coltivatori professionali.

Risolta questa questione la palla torna sulle spalle dei Comuni. Dovranno infatti essere rivisti i tagli agli enti locali per 359 milioni applicati in anticipo ai bilanci d circa 4mila comuni italiani da cui il governo si attendeva l’extragettito dell’Imu che il nuovo decreto ha parzialmente cancellato.

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