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In Abruzzo 359 stragi nazifasciste: ecco l'elenco completo

Gli eccidi dal 1943 al 1945 sono stati ricostruiti in un Atlante realizzato dall'Anpi. Si scopre così che le vittime civili nella nostra regione sono state 903, in tutto il Paese 23.461. Sul sito www.straginazifasciste.it è possibile consultare ogni singolo episodio di sangue

PESCARA. Maria Pacella era considerata a Quadri "la più bella ragazza del paese". Il 14 dicembre del 1943 fu trovata morta, legata mani e piedi ad un albero, con evidenti segni di violenza sul corpo: fu uccisa in maniera brutale da alcuni militari tedeschi che, prima di finirla a colpi di arma da fuoco, abusarono di lei. Quella di Maria è solo una delle centinaia di storie di abruzzesi inermi, giovani o anziani, uomini o donne, uccisi durante la seconda guerra mondiale. Storie su cui, oggi, dopo decenni di incertezze, viene fatta chiarezza e che sono ricostruite nell'Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia 1943-1945.

Un lavoro che ripercorre episodi grandi e piccoli - uccisioni, eccidi e stragi - avvenuti tra il settembre del 1943 e il maggio del 1945, e che conta ben 359 casi in Abruzzo, per un totale di 903 morti. Una delle regioni più colpite - in testa ci sono Toscana ed Emilia Romagna - e la seconda del Sud Italia, per numero di episodi e vittime, dopo la Campania.

In tutto il Paese, gli invasori tedeschi e i loro alleati fascisti hanno ucciso almeno 23.461 civili, soprattutto bambini, donne e anziani, in 5.428 episodi: il 61% avvenne per mano dei nazisti, il 19% dei fascisti italiani e il 14% in operazioni congiunte.

IL PROGETTO. Finanziato dal ministero degli Esteri tedesco e promosso dall'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia e dall'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, è stato presentato alla Farnesina. «Con questa operazione si pone rimedio ad un enorme buco nero della memoria italiana ed abruzzese», afferma Enzo Fimiani, presidente onorario dell'Anpi Pescara e componente del Comitato scientifico nazionale che ha lavorato sull'Atlante delle stragi: «Prima di questa ricerca, in Abruzzo si ipotizzavano alcune decine di episodi e poche centinaia di morti, così come in Italia si ipotizzavano solo settemila morti o poco più».

L’ELENCO. Lunga la lista degli episodi abruzzesi. Ci sono i casi più noti ed eclatanti: l'eccidio di Pietransieri, il 21 novembre 1943, con l'uccisione di 128 persone; quello di Sant'Agata di Gessopalena, 21 gennaio 1944, in cui furono uccise 36 persone, tra cui 22 donne e 9 bambini; Capistrello (33 vittime), il 4 giugno 1944; Santa Cecilia di Francavilla al Mare (20 vittime), il 30 dicembre 1943; Arielli (19 vittime), il 20 e 21 aprile del 1944; Onna (17 vittime), dal 2 all'11 giugno del 1944; Filetto (17 vittime), il 7 giugno del 1944. Ma ci sono anche, e soprattutto, episodi fino ad oggi poco o per nulla conosciuti, come i sei uomini messi in fila sull'orlo di un precipizio e fucilati a Quadri, il 15 novembre del 1943.

Con l'Atlante delle stragi, sono ricostruite ed entrano nella memoria storica una miriade di uccisioni singole, nell'ambito di una perversa logica del terrore attuata dai tedeschi. Vengono ripercorsi nel dettaglio, ad esempio, i brutali e feroci assassinii di Pizzoferrato, comune in cui furono uccise, individualmente, a piccoli gruppi o per nuclei familiari, una settantina di persone, alcune delle quali nel Natale del 1943; si stima che il 15% della popolazione del comune del Chietino fu ucciso dai nazifascisti.

«I casi più numerosi», spiega Nicola Palombaro, coordinatore del gruppo di ricerca abruzzese (insieme ad Ilaria Del Biondo) e vicepresidente dell'Anpi Pescara, «sono nel Chietino e nell'Aquilano, ma le stragi hanno interessato tutto l'Abruzzo. Le motivazioni, nella maggior parte dei casi, riguardavano rappresaglie o controllo del territorio. Numerosi i casi di fascisti italiani che assassinarono connazionali, come le quattro persone legate ai partigiani uccise a Montorio dal battaglione M "9 settembre" o l'assalto alla caserma dei carabinieri di Tocco da Casauria, con una vittima, sempre ad opera dello stesso battaglione. In molti casi, come a Colle Pineta a Pescara, furono gli italiani a consegnare i civili ai tedeschi».

LA MEMORIA. «L'Abruzzo», riprende Fimiani, «rappresenta un caso clamoroso, perché è la regione che ha aumentato di più la sua conoscenza sulle stragi. Con questa ricerca, la nostra regione è immessa pienamente nella storia nazionale, essendo, purtroppo, terra di grandi stragi. Spesso ci si commuove per episodi recenti con vittime italiane, senza però conoscere eccidi che hanno portato alla morte di oltre 23mila persone. L'Atlante, con il suo valore civile a livello nazionale, colma quel vuoto della memoria». Sta di fatto che le stragi restano sostanzialmente impunite: poche e blande, nel corso degli anni, le condanne. Numerose associazioni, a partire dall'Anpi, da sempre spingono per andare avanti: perché accertare la verità giudiziaria vuol dire anche rendere giustizia alle vittime.

IL SITO. Per consultare i materiali relativi alle 359 stragi commesse in Abruzzo e alle oltre cinquemila avvenute in tutta Italia si può utilizzare il sito www.straginazifasciste.it, dove i singoli episodi vengono geolocalizzati su una mappa e possono essere filtrati per regione, per provincia, per comune o per data. Il gruppo di ricerca che ha curato l'Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia è composto da 122 ricercatori in tutta Italia. Di quello abruzzese fanno parte 24 persone, tra cui Enzo Fimiani, che è anche membro del Comitato scientifico nazionale.

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