Pescara

Sanità, verso il vertice di Roma. D’Amico: «Il buco delle Asl è ancora più profondo»

5 Luglio 2025

Il consigliere di opposizione: «più tasse, conti in rosso e cure in peggioramento. Ridurre i costi significa meno servizi: i cittadini pagano due volte le inefficienze del governo»

PESCARA. Il buco della sanità abruzzese di 113 milioni di euro potrebbe essere ancora più profondo. Lo dice il consigliere regionale Luciano D’Amico del Patto per l’Abruzzo.

Mancano pochi giorni alla verifica dell’11 luglio: cosa accadrà al tavolo interministeriale di Roma?

«Con ogni probabilità i tecnici del ministero rivedranno in peggio i conti presentati dai funzionari della Regione e, soprattutto, chiederanno di vedere i piani di risanamento più e più volte richiesti».

Se la verifica andasse male, qualcuno dovrebbe dimettersi secondo lei?

«Le dimissioni sarebbero state un atto dovuto verso i cittadini abruzzesi già da tempo. La vera anomalia della sanità abruzzese non è tanto l’avere disavanzi annuali crescenti, non è solo il tentativo di occultare i disavanzi con tentativi maldestri di “addolcimento” dei conti che vengono sistematicamente scoperti dai tecnici del ministero, ma è l’aver abbinato questa disastrosa situazione finanziariamente non sostenibile con un livello delle prestazioni tra i più bassi d’Italia: il ministero ci dice che nella misurazione dei livelli essenziali di assistenza (Lea) abbiamo riportato due insufficienze su tre valutazioni; come noi solo la Valle d’Aosta (che evidentemente gravita in buona parte sul sistema sanitario piemontese) e la Sicilia».

Ma i conti in rosso sono una sorpresa?

«La situazione dei conti in rosso e dello scadimento del livello di assistenza era già evidente a gennaio 2024, quando il centrodestra, da un lato, approvava una legge mancia da ben 22,3 milioni, dall’altro, chiedeva il voto agli abruzzesi con la narrazione di un “Modello Abruzzo per la sanità” che, come oggi certificano il dipartimento Salute della Regione e il ministero competente, esisteva solo nella loro propaganda elettorale. Ci hanno detto che non c’erano disavanzi, e la prima legge approvata dal Marsilio bis è stata una variazione di bilancio per coprire il disavanzo delle Asl nel 2024. Non paghi di questo, mentre nel 2023 sostenevano che mai avrebbero alzato le tasse ai cittadini, hanno aumentato le tasse e tagliato i servizi per svariati milioni di euro in comparti strategici, nel tentativo di sanare i conti. E a nascondimento di questa situazione il continuo reiterare fandonie, sistematicamente smentite dai numeri e dal ministero, su una sanità che funzionerebbe come non mai, come leggiamo ancora oggi dalle dichiarazioni del capogruppo di Fratelli d’Italia. In un Paese normale, le dimissioni e le scuse pubbliche verso tutti i cittadini sarebbero state il minimo».

L’assessore Verì dice che il disavanzo di 113 milioni è causato non dalla cattiva gestione, ma da un aumento generalizzato delle spese per il personale e per l’approvvigionamento di beni e servizi. Lei pensa che questo sia vero?

«Ma la presidente Meloni non sostiene che mai la sanità è stata così generosamente finanziata? Sarebbe opportuna una telefonata di chiarimento a Palazzo Chigi. Certo, l’aumento dei costi c’è stato, con l’inflazione che abbiamo subito negli ultimi 5 anni, ma questo aumento non ha riguardato solo l’Abruzzo, bensì tutte le regioni italiane: ci spieghi l’assessora Verì perché la qualità dell’assistenza è peggiorata solo in Abruzzo come abbiamo più volte rappresentato in aula, l’aumento dei costi non è stato generalizzato. Ad esempio, l’assessora Verì ha giustificato in commissione il disavanzo Asl 2023 di ben 128 milioni per l’aumento dei costi dell’energia: leggendo i bilanci delle Asl 2023 emerge con chiarezza che rispetto all’anno precedente quei costi sono invece diminuiti di ben 25 milioni! La realtà è che dopo sei anni e mezzo di giunta Marsilio in Abruzzo contiamo 120mila cittadini che rinunciano alle cure; una mobilità sanitaria con un saldo passivo di circa 104 milioni di euro; meno prestazioni e minori servizi ospedalieri; liste d’attesa lunghissime; reparti di emergenza-urgenza congestionati; medicina di prossimità al collasso, con circa 62mila cittadini senza medico di base; e il mancato raggiungimento della sufficienza nei Lea per la prevenzione. Più, disavanzi crescenti e aumenti di tasse. Nel complesso, nel 2022 i Livelli essenziali di assistenza in Abruzzo raggiungono un punteggio di 184,59 su 300, mentre, ad esempio, l’Emilia-Romagna raggiunge un punteggio di 285,2 su 300; analogamente, nel 2023 l’Abruzzo presenta un punteggio di 182 su 300, mentre l’Emilia Romagna di ben 278 su 300. Naturalmente l’Emilia Romagna presenta un disavanzo pro-capite per il sistema sanitario di gran lunga inferiore a quello abruzzese, a dimostrazione che una sanità migliore sarebbe possibile, se solo si decidesse di guardare la realtà e affrontare i problemi sul tappeto».

Il taglio del 2% alle spese degli ospedali, annunciato dal presidente Marsilio come antidoto al buco della sanità, sarà sufficiente?

«Cosa significa il taglio del 2%? Che gli stipendi dei medici e del personale sanitario saranno diminuiti del 2%? Che l’Abruzzo si autoridurrà unilateralmente il costo dei farmaci del 2%? Che le bollette delle utenze verranno pagate solo al 98%? Parlare di tagli lineari ricorda il pollo di Trilussa, che serve solo a coprire l’assoluta mancanza di una strategia di risanamento finanziario e di rilancio dei servizi: questo è grave. Dopo l’aumento delle tasse e i tagli lineari agli servizi non sanitari di competenza della Regione, si ipotizzano ulteriori tagli su un sistema sanitario già estremamente sofferente. La ricetta è sempre la stessa: aumentare le tasse e tagliare i servizi: questo non è governare, al massimo è ripartizione di costi per quote condominiali. Le scelte di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia stanno mettendo a rischio la salute dei cittadini e, contestualmente, stanno compromettendo il lavoro di migliaia di medici, infermieri e oss, che ogni giorno svolgono un lavoro straordinario per colmare le inefficienze di una sanità pubblica che non tutela né loro né gli utenti. Nel frattempo, si continuano a spendere risorse senza criterio per eventi episodici secondo una logica del panem et circenses».

La tendenza per il 2025, a leggere le lettere dei vertici del dipartimento della Sanità, non sembra discostarsi dai numeri dell’anno scorso. Quali sono le conseguenze, per i cittadini abruzzesi, di un disavanzo così importante?

«I tagli portano a meno servizi. I cittadini pagano due volte le inefficienze del governo regionale: sia attraverso l’aumento delle aliquote fiscali, sia subendo sulla propria pelle un sistema sanitario che non funziona e che quindi li costringe, nel migliore dei casi, a rivolgersi altrove e nel peggiore a rinunciare alle cure, ammalandosi sempre di più e creando un circolo vizioso dal quale è difficile uscire».

Il presidente Marsilio e l’assessore Verì escludono l’ipotesi del commissariamento. Secondo lei, la sanità dell’Abruzzo potrebbe essere commissariata?

«Di fatto, siamo già commissariati. In una Regione dove si è costretti a bloccare il turnover del personale, dove non si può effettuare nessuna spesa o investimento, dove si è costretti ad applicare tagli lineari per pareggiare i conti, a portare di fatto l’imposizione fiscale al massimo, si è commissariati, anche se si fa finta di non saperlo. Durante il vostro tour tra gli ospedali della Regione, avete visto più luci o più ombre nella sanità abruzzese? È stata un’esperienza molto interessante. Abbiamo illustrato, carte alla mano, il reale stato in cui versa il sistema sanitario regionale e rappresentato la nostra idea per una radicale rivisitazione dell’intera struttura del sistema sanitario. Una riforma che preveda la rimodulazione della rete ospedaliera, privilegiando la specializzazione dei presìdi per offrire una migliore assistenza agli Abruzzesi, per contenere la mobilità passiva e per offrire al nostro eccellente personale medico e sanitario la possibilità di una migliore qualificazione professionale; che realizzi un potenziamento della medicina territoriale, tanto annunciato dalla destra quanto disatteso, per offrire risposte soprattutto ai nostri concittadini che vivono nelle aree interne e maggiormente disagiate; e, da ultimo, un’attenzione concreta alla prevenzione, settore in cui la Regione Abruzzo presenta ripetutamente una grave insufficienza. Non investire oggi nella prevenzione significa compromettere la salute degli abruzzesi di domani e, allo stesso tempo, la qualità del sistema sanitario del futuro. Noi vogliamo costruire insieme a tutti gli abruzzesi una alternativa a questa situazione disastrosa proponendo un cambiamento di prospettiva: dalla semplice “erogazione delle cure” al “prendersi cura” della salute del cittadino, una sanità amica che sappia educare alla salute, prevenire le patologie, migliorare la qualità della vita e, solo quando necessario, intervenire con tempestività ed efficacia nella soluzione delle acuzie. Il nostro sogno è un sistema sanitario regionale che, grazie anche al progresso tecnologico, prenda per mano gli abruzzesi e li aiuti a stare bene prevenendo ed evitando la malattia, piuttosto limitarsi a intervenire a malattia conclamata».