L’Abruzzo è più povero ma la crisi sta rallentando, bene l'agricoltura

Il Cresa sottolinea la caduta del Pil nel 2014 (-1,8%) e i buoni segnali del 2015. Ormai è Chieti la locomotiva regionale, mentre tra i settori svetta quello agricolo

PESCARA. Dopo sette anni di recessione la regione comincia timidamente, a rialzare la testa. Lo dice il Cresa nel dossier Abruzzo presentato ieri alla Camera di Commercio di Chieti nel corso tredicesima Giornata dell’economia. E lo hanno sottolineato i presidenti delle quattro camere di commercio protagonisti della successiva tavola rotonda: Daniele Becci, Giandomenico Di Sante, Roberto Di Vincenzo e Lorenzo Santilli.

I segnali di ripresa sono stati già evidenziati nelle rilevazioni del primo trimestre 2015, con un aumento di occupazione del 4,9% con picchi nei settori dell’industria e dell’agricoltura, i due settori che fanno le migliori performance anche in termini di Pil.

Ma che occorra ancora prudenza lo dicono i dati del 2014 riportati dal dossier. Colpisce per esempio la flessione del Pil dell'1,8% in termini reali rispetto all'anno precedente (-0,2% l'Italia). Una flessione determinata dal contributo negativo di tutte le componenti della domanda interna, in particolare quella relativa agli investimenti fissi lordi (-1,1% rispetto al 2013), mentre la spesa delle famiglie si è ridotta dello 0,2%. «E se non si stimola la domanda interna», si è detto nel dibattito, «dalla crisi non si esce». Tra i settori di attività le situazioni di maggiore sofferenza riguardano le costruzioni (-5%) e il manifatturiero (-2,1%), un comparto che ha mostrato una perdita del 26% del valore aggiunto rispetto ai livelli pre-crisi del 2007, superiore di circa dieci punti percentuali alla media italiana. Mentre le attività del terziario (-1,1%) sembrano mostrare una migliore capacità di resistenza nelle fasi cicliche negative.

Sotto il profilo territoriale, il risultato del 2014 è stato influenzato, in particolare, dalla dinamica negativa della provincia di Chieti che però, ha sottolineato Di Vincenzo, mantiene il primato regionale in fatto di esportazioni, grazie soprattutto alla presenza delle imprese dell’automotive. Il valore aggiunto dell'edilizia ha rallentato la sua caduta nelle altre province e in particolare a L'Aquila. Nel 2014 in Abruzzo le forze di lavoro (544 mila) si sono ridotte dello 0,6% rispetto al 2013, in controtendenza rispetto all'andamento nazionale (+1%). Il sistema delle imprese regionale ha fatto rilevare nel 2014 una diminuzione delle imprese registrate (-0,6%) peggiore del valore italiano (-0,3%), ma in recupero rispetto all'anno precedente. È stata accompagnata da un calo delle nuove iscrizioni (-5,2%) peggiore di quello nazionale (-3,2%) e da una flessione delle cancellazioni (-11,6%) più consistente di quella italiana (-8,5%). Questi andamenti hanno prodotto un tasso di sviluppo dello 0,2%, inferiore a quello italiano (0,5%), ma in aumento rispetto al 2013. Il calo delle imprese registrate ha riguardato, in particolare, agricoltura (-2,1%), costruzioni (-2,6%) e attività manifatturiere (-1,1%). Le imprese artigiane registrate nella regione sono diminuite del 3,2% (in Italia -1,8%). L'export regionale registra, nel 2014, una variazione annua del +2,9% (Italia +2,0%) con andamenti assai diversi nelle quattro province: a far segnare pesanti contrazioni su base annua sono Pescara (-20,7%) e L'Aquila (-10,6%), che rappresentano rispettivamente il 7,3% e il 6,1% delle vendite estere regionali; al contrario, mostrano andamenti crescenti Chieti (+7,6%) e Teramo (+3,4%), il cui export costituisce il 69,1% e il 17,5% del totale abruzzese. ©RIPRODUZIONE RISERVATA