L'allenatore teramano a Kiev: "Svegliati dalle bombe, siamo bloccati qui"
Il racconto di Marcattilii: "Siamo chiusi in hotel sperando di tornare presto in Italia. La situazione è pericolosa, siamo accerchiati". La testimonianza di uno studente ucraino della D'Annunzio: "Mio padre è al fronte"
"Ci siamo svegliati all’alba dopo aver sentito le esplosioni delle bombe che cadevano su Kiev. Ora ci troviamo in un albergo della capitale ucraina, ma non possiamo uscire e non sappiamo quando potremo rientrare in Italia". Il dramma del preparatore atletico teramano, Marco Marcattilii, si unisce a quello della squadra di calcio per cui lavora, lo Shakhtar Donetsk, la seconda più vincente della storia del calcio ucraino, che da giugno è allenata dal tecnico italiano Roberto De Zerbi, con cui Marcattilii lavora dai tempi del Foggia (2014).
La Federazione ucraina ha sospeso il campionato, ma Marcattilii e il suo staff hanno deciso inizialmente di non abbandonare il Paese. "Scappare subito in Italia non sarebbe stato corretto nei confronti del club, ma ora stiamo cercando di organizzare il ritorno anche per i nostri calciatori stranieri", dice il preparatore atletico teramano. La Farnesina si è messa in moto per organizzare il rientro di Marcattilii e degli altri italiani, che per ora restano bloccati in hotel con le valigie pronte. "Ci affacciamo fuori dalla finestra e vediamo gli aerei che solcano i cieli. Avevamo anche ipotizzato un rientro in macchina, ma le code per abbandonare Kiev sono lunghe 50 km. La situazione adesso è molto pericolosa: siamo praticamente accerchiati dalla guerra".
Sono 4mila gli ucraini che vivono in Abruzzo e molti di loro sono in ansia per i loro parenti che sono rimasti in Ucraina. Maksym Vashak, studente ucraino di economia all’università D’Annunzio racconta: "Mio padre mi ha detto che tornerà ad imbracciare le armi e andrà a combattere contro i russi come ha fatto 8 anni fa".
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