L'AQUILA Autonoma sistemazione è rebuscontributi fermi a gennaio

Alcuni Comuni anticipano i soldi ai cittadini ma i rimborsi della Protezione civile tardano ad arrivare anche per le imprese

L’AQUILA. È ancora inverno pieno, per il popolo dell’autonoma sistemazione. E non certo per la temperatura. Quel sussidio, che per molti è l’unica fonte di sostentamento, è fermo alla mensilità di gennaio, per i 27mila e passa beneficiari del Comune dell’Aquila. Per molti altri, quelli residenti nei Comuni del cratere, i pagamenti sono fermi a dicembre 2009. Per altri ancora, invece, gli assegni sono arrivati fino a giugno. Poi nulla più. Molti Comuni hanno anticipato i soldi e stanno ancora aspettando le rimesse del governo, attraverso la Protezione civile. Fermi anche i rimborsi per le attività produttive danneggiate dal terremoto.

C’è anche il problema dell’autonoma sistemazione a singhiozzo nel quadro economico di un territorio che ancora non riesce a rialzarsi dopo il terremoto di un anno fa. E dove, tra due mesi, si torneranno a pagare tasse, tributi e contributi. Il 3 marzo è stata messa in pagamento la mensilità di gennaio 2010. Poi, 40 giorni di buio. I 200 euro a persona al mese, che per alcune categorie diventano 300 (per i single) o 400 (invalidi e Over 65) a partire dal mese di marzo subiranno un nuovo incremento. Ma finora i pagamenti stanno andando avanti a singhiozzo.

MUTUI E PRESTITI.
Un’altra mannaia che sta per abbattersi sugli aquilani è quella della ripresa del pagamento delle rate di mutui e prestiti personali dopo la sospensione. E, con l’aggiunta degli interessi che hanno continuato a correre, saranno rate piuttosto sostanziose. Molti sono nelle condizioni di dover pagare il mutuo su una casa inagibile, o peggio distrutta. In quest’ultimo caso c’è la facoltà di liberarsi dal mutuo rivolgendosi a Fintecna e ottenendo la possibilità di costruire altrove.

Una procedura che, tuttavia, non convince alcuni proprietari. Per chi ha perso casa e lavoro sarà impossibile pagare le rate di mutuo, anche perché all’Aquila, la città delle seconde case, nella maggior parte dei casi i mutui si pagavano «da soli», ovvero grazie ai canoni d’affitto riscossi. Il venir meno di queste condizioni è destinato a creare una situazione di stallo. Ma c’è anche chi non ha goduto della facoltà di sospensione e ha ripreso a pagare da subito. Così come chi ha chiesto mutui per l’acquisto di abitazioni.

CASSA INTEGRAZIONE.
I dati Inps del trimestre gennaio-marzo 2010 parlano, per L’Aquila, di una variazione del 423 per cento in più delle ore di cassa integrazione autorizzate. Il totale dell’Abruzzo è pari al 31,1 per cento. Nel 2010, a fronte di un milione e 190mila ore di cassa, 741mila sono quelle relative al commercio, pari al 70 per cento del totale. «Segno evidente», commenta Umberto Trasatti segretario provinciale della Cgil, «che in questo dato si ravvisa tutto l’effetto negativo del sisma sull’economia aquilana, in particolare sui settori commercio e servizi.

I numeri dimostrano che, a un anno dal sisma, nessuno strumento operativo è stato predisposto in favore delle attività produttive. Tutti parlano di ricostruzione ma la priorità è il lavoro. Nessuno accenna agli 8mila autonomi, parasubordinati e precari variamente inquadrati che hanno ricevuto un sostegno di 800 euro per 3 mesi e poi nulla più, ai quali si aggiungono altrettanti cassintegrati. Servono strumenti, risorse certe, uguale trattamento rispetto agli altri terremotati e una tassa di scopo per la ricostruzione».

LA SFIDUCIA.
Le 50 richieste di accesso al credito agevolato (senza garanzia) lanciato dalla Fondazione Carispaq (plafond di 40 milioni) la dicono lunga sul clima di sfiducia che pervade il mondo del commercio, dell’artigianato e delle piccole imprese. «La situazione economica è asfittica», ribadisce il presidente Roberto Marotta, «e non c’è grande richiesta di credito. Ma è anche vero che le opportunità per il rilancio ci sono e vanno colte».

SERVIZI PUBBLICI.
Le aziende pubbliche che erogano importanti servizi pubblici, come acqua e trasporti, operanti nel cratere, sono in una preoccupante crisi finanziaria a causa delle entrate ridotte e dell’aumento del volume dei servizi. Il dato emerge da una riunione del sindacato di categoria Confservizi-Cispel Abruzzo, alla quale hanno partecipato le società pubbliche. Senza interventi immediati, è stato detto, diventano fortemente a rischio i circa 1200 posti di Arpa, Gran Sasso Acqua spa, Azienda territoriale per l’edilizia residenziale (Ater) dell’Aquila, Azienda per la mobilità aquilana spa (Ama), Azienda società multiservizi (Asm) del Comune dell’Aquila, Istituzione centro servizi per anziani, Azienda farmaceutica municipalizzata (Afm) del Comune dell’Aquila, Servizi elaborazione dati spa e Centro turistico del Gran Sasso spa. A lanciare l’allarme è stato il presidente di Confservizi Cispel Abruzzo Venanzio Gizzi.

Gli operatori hanno chiesto l’apertura di un tavolo con il commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi, e il vice Massimo Cialente. «Chiediamo un incontro urgente», ha detto Gizzi, «per porre in essere ogni utile intervento per risolvere le problematiche connesse al reperimento delle risorse finanziarie per i servizi pubblici, sia a fronte delle minori entrate connesse alla grave situazione post-sisma sia in virtù dell’incremento degli interventi da attuare. I servizi di rilevanza pubblica erogati non possono in ogni caso essere interrotti», ha concluso, «senza creare grave nocumento all’utenza, già gravemente provata».

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