L'Aquila, in piazza le domande del popolo delle carriole

I cittadini, circa 200, uniti in una "processione di domande" sulla ricostruzione per le vie della zona rossa. Si legge sui cartelli: "Sai quanti cittadini non hanno più il lavoro dopo il sisma?", o "Quanti soldi ha speso lo Stato italiano per L'Aquila post-sisma, escudendo fondi Ue e donazioni?"

L'AQUILA. Sulle transenne di corso Vittorio Emanuele, a ridosso di piazza Duomo, così come sulle carriole in giro per la zona rossa, i cittadini scrivono le loro domande con inchiostro indelebile; una serie di quesiti spontanei su quelle che sono le priorità della ricostruzione, ma anche della rinascita socio-economica dell'Aquila, dopo il terremoto. E’ questo il leitmotiv della mobilitazione delle carriole, a due mesi e mezzo dalla prima uscita. Per la prima volta, le carriole sono partite dal piazzale del Castello, sede in questo fine settimana del “May day”, l’iniziativa contro ogni precariato. Qui sono stati preparati i cartelli per la «processione delle domande».

GUARDA Le carriole con dentro le domande

Mentre su una carriola si legge «Sai quanti cittadini non hanno più lavoro dopo il sisma?», un'altra porta la scritta « Quanti soldi ha speso lo Stato italiano per L'Aquila post-sisma, escludendo fondi Ue e donazioni?», ma anche «Sai che i tuoi nipoti potrebbero non avere neanche un'idea di quella che era la tua città?». C’è spazio per le idee di tutti: chi non ha preparato un cartellone può sempre lasciare un post-it sulla bacheca mobile caricata sulle spalle di Giusi Pitari, tra i promotori della mobilitazione. Dopo aver fatto due giri di piazza Battaglione alpini, , il "popolo delle carriole" ha deviato per corso Vittorio Emanuele, via ancora inaccessibile. E questo, pur non avendo richiesto nessuna autorizzazione. Le forze dell'ordine hanno provato a presidiare il blocco all'altezza di piazza Regina Margherita ma, per scongiurare il rischio di incidenti, hanno preferito aprire le transenne alle prime proteste. D'altra parte, in molti tra i cittadini hanno gridato a gran voce «la città e nostra, dovete lasciarci passare», ricordando che il sindaco Cialente aveva promesso la riapertura del corso principale a partire dal giorno dell'anniversario. Mentre i manifestanti passavano, alcuni militari li hanno apostrofati a suon di «non avete nulla di meglio da fare la domenica?».

Ma la cosa non ha provocato ulteriori tensioni. Accompagnati dalle forze di polizia, i manifestanti hanno fatto un sopralluogo a piazza San Domenico, riempita dalle macerie dopo un recente intervento di demolizione. «Io abitavo qui», ha spiegato Patrizia Tocci, «nella chiesa c'era un organo magnifico, ora questa piazza è tutta distrutta. Abbiamo bisogno di trasparenza per gli interventi di demolizione e rimozione delle macerie, a partire dalle ditte che sono state impiegate».

Infine, l'assemblea a piazza Duomo, che ha visto la partecipazione di centinaia di persone. Un confronto per chiedere maggiore consapevolezza del movimento. «Sembra che», ha commentato Ezio Bianchi, uno dei cittadini intervenuti all’assemblea, «né da parte delle forze dell’ordine, né da parte delle autorità locali ci sia consapevolezza di quello che rappresenta l’evoluzione del nostro movimento, come se non ci si volesse rendere conto di quello che sta succedendo».