La separazione delle carriere dei magistrati: «Una riforma a tutela di cittadini e magistrati, basta correnti interne»

22 Settembre 2025

C’è il deputato FI Nazario Pagano dietro il decreto sulla giustizia: «In primavera un referendum, ma non sia un giudizio sul governo»

PESCARA. Se n’è discusso per anni e adesso sta diventando realtà: la Camera ha approvato in seconda deliberazione il disegno di legge costituzionale che tra i suoi punti prevede la separazione delle carriere dei magistrati, distinguendo tra requirenti e giudicanti. 243 i voti favorevoli, 109 i contrari, con tanto di bagarre in aula tra chi festeggiava e chi contestava la maggioranza. Entro la fine dell’anno, la riforma dovrà essere approvata anche dal Senato con la quarta lettura e in primavera è previsto un referendum confermativo, con i cittadini chiamati ad esprimersi. Il deputato di Forza Italia Nazario Pagano, da presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, è stato uno dei protagonisti dell’istruttoria che ha portato alla formazione di questo disegno. E chiarisce subito che questa «non è una riforma contro i magistrati, ma a tutela dei cittadini», anche se il referendum all’orizzonte porta con sé l’ombra di un quesito politico: «ma vorremmo», dice Pagano, «che si giudicasse nel merito. Un magistrato super partes è una questione che riguarda tutti».

Presidente Pagano, ci spiega i punti fondamentali?

«Sono tre: separazione delle carriere dei magistrati, l’elezione per sorteggio dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura e l’istituzione di un’Alta Corte».

Partiamo dalla separazione, l’argomento più caldo.

«Sì, vuol dire che c’è una divisione netta tra magistrati requirenti e giudicanti, con due diversi Consigli superiori della magistratura (Csm), entrambi sotto la presidenza della Repubblica».

Detto in modo più semplice?

«Il magistrato requirente svolge le indagini, il giudicante emette la sentenza. Con questo ddl si passa da un solo Consiglio a due, uno per ogni categoria».

Sembra una questione molto tecnica. Perché è sulle prime pagine dei giornali?

«Perché così viene applicata per la prima volta la riforma dell’articolo 111 della Costituzione, quella che dice che il giudice ha il dovere di essere terzo, imparziale».

Quindi i giudici prima di questa riforma non erano imparziali?

«Formalmente quella riforma è rimasta inapplicata. Motivo per cui le camere penali hanno da tempo raccolto firme e la loro proposta è stata presentata come disegno di legge di iniziativa parlamentare».

Mettendo d’accordo anche un po’ dell’opposizione.

«Sì, due di questi quattro disegni vengono da Italia Viva e Azione. Gli altri sono di Forza Italia e Lega».

Ma l’altra parte dell’opposizione vi accusa di aver respinto il confronto sulla riforma.

«No, da presidente della commissione ho svolto un ampio dibattito con un’istruttoria eccellente, che in oltre un anno di colloqui ha coinvolto professori, avvocati, magistrati, studiosi…».

Fino all’iniziativa governativa.

«Con il ministro Nordio si aggiungono due novità a questo disegno, quei punti che le ho promesso di spiegare».

Allora passiamo al secondo: il sorteggio.

«Servirà per scegliere i membri dei Consigli, tra i togati, nel modo per noi più consono e super partes».

Eppure è uno dei punti più criticati della riforma.

«Parliamoci chiaro: è un sistema che non convince fino in fondo nemmeno noi. Ma le abbiamo studiate tutte…».

Non c’era altro modo?

«Guardi, il rischio che si imponga qualche corrente interna alla magistratura è troppo alto».

Corrente?

«Sì, come quelle dei partiti. La magistratura ne è piena…».

Ci spiega?

«Questo è un fatto tutto italiano: il sindacato interno alla magistratura, Anm (Associazione Nazionale Magistrati, ndr) ha al proprio interno delle scuole di pensiero, tra correnti di sinistra, centro…».

Qual è il rischio?

«Che un cittadino sottoposto a processo sa che il giudice che si trova davanti può appartenere a una di queste correnti e sospetta che non sia super partes».

Per questo i cittadini si fidano meno della giustizia?

«Certo, più di un caso ha generato una sfiducia che va in qualche modo superata. Per questo la riforma è a tutela del cittadino».

A quei cittadini sarà data la possibilità di decidere con un referendum.

«Solo dopo la lettura del Senato».

È fiducioso?

«Sì, dai sondaggi l’umore sembra favorevole».

Non ha paura che diventerà un sì o un no al governo Meloni?

«Certo, il rischio è dietro l’angolo. È già successo con altri governi».

Una parte di opposizione marcerà su questo.

«Ma noi faremo di tutti perché la lettura non sia politica, né sia data in pasto agli elettori come una mossa contro i magistrati. Anzi, è perfino a favore».

In che modo?

«Noi tuteliamo così quel magistrato meritevole che non trova il giusto riconoscimento solo perché appartiene a una corrente che non è quella dominante, capisce?».

E chi sorveglia i sorveglianti?

«Qui arrivo al terzo punto: l’Alta Corte».

Ci spieghi.

«È una corte disciplinare che si occuperà di controllare e sanzionare i magistrati che dovessero agire in modo irregolare, scorretto».

Oggi non è così?

«Non sempre vengono sanzionati e non sempre in modo adeguato. È necessario che a farlo sia un’istituzione esterna, superiore e indipendente».

Bene, abbiamo spiegato tutti e tre i punti. Risolti i problemi della giustizia in Italia?

«Certo che no, ma questo è un punto da cui partire».

Qual è il prossimo obiettivo?

«Intervenire sullo squilibrio tra accusa e difesa, che pende tutto dalla parte dell’accusa. Va rivalutato tutto il sistema accusatorio, ma un passo alla volta».