Lavoro? Diploma meglio della laurea  

PESCARA. «Le aziende in Abruzzo non sembrano alla ricerca di laureati, ma di esperti tecnici». Andrea Leonzio riassume così la mole di dati sul rapporto fra scuola e mercato del lavoro in Abruzzo....

PESCARA. «Le aziende in Abruzzo non sembrano alla ricerca di laureati, ma di esperti tecnici». Andrea Leonzio riassume così la mole di dati sul rapporto fra scuola e mercato del lavoro in Abruzzo. Responsabile regionale della scuola del sindacato Cisl, Leonzio ha elaborato un rapporto che evidenzia una sorta di discrepanza estrema fra ciò che il sistema scolastico abruzzese produce – in termini di dipolmati e laureati – e ciò di cui le imprese hanno bisogno.

L’indagine – da cui prende le mosse il rapporto – è quello sui fabbisogni formativi e professionali delle imprese realizzata dal sistema informativo Excelsior in collaborazione con il ministero dell’Istruzione e il ministero del lavoro e rielaborata dall’istituto Irsef-Irfed “Federico Caffè” della Cisl Scuola Abruzzo, coordinato da Leonzio. I dati sono relativi alle previsioni di assunzioni per l’anno che sta per finire, verificate sul campo nei mesi che abbiamo alle spalle.

Laureati e diplomati. In Abruzzo le imprese che prevedono assunzioni di laureati sono pari all’11,2% rispetto al totale delle imprese. In particolare sono previste assunzioni nell’ambito degli enti di pubblica utilità (40,3%). Nell’ambito dell’industria la percentuale è del 16,7% e nello specifico la percentuale di laureati nelle imprese dell’industria del settore elettrico, elettronico, ottico e medicinali è del 56,9% e nelle industrie chimiche , farmaceutiche e petrolifere del 48,0%. In relazione ai diplomati si prevede che le imprese che assumono sono pari i al 41,1% del totale. Le imprese che assumono in particolare sono quelle dei settori della pubblica utilità ( 38,7%) e nei servizi (46,5%). In particolare nei servizi finanziari e assicurativi ( 82,0%) e nei servizi di supporto avanzato alle imprese (80,6%). Nell’industria si registra una percentuale del 36,8% con particolare riferimento all’industria della gomma (70,8%) e delle materie chimiche (64,0%).

Assunzioni non stagionali. Le assunzioni non stagionali previste dalle imprese sono circa 9.220 e in prevalenza non richiedono alcuna formazione specifica (4.120) o prevedono il livello secondario di istruzione ( 4.120). In particolare per i laureati si prevedono assunzioni nell’ambito delle industrie chimiche e farmaceutiche (29,5%), nelle industrie tessili (26,1%) e nelle industrie di fabbricazione di macchinari ( 21,8%).

Nell’ambito dei servizi si prevedono 630 assunzioni con particolare riferimento alla sanità (43%) e all’istruzione e servizi formativi privati (62,4%). Per il livello di istruzione secondaria si prevedono assunzioni nell’ambito delle industrie elettriche (70,1%),chimiche (48,7%) e alimentari ( 34%).

Assunzioni non stagionali secondo l’indirizzo di studio. Questo tipo di assunzioni prevede in gran parte la necessità di formazione (68,4%) con una difficoltà complessiva di reperimento del 17,8%.In relazione al livello universitario si prevedono 880 assunzioni e in particolare nell’indirizzo sanitario e paramendico (200) , nell’indirizzo economico ( 170) con una difficoltà di reperimento del 17,6%, e nell’indirizzo di ingegneria elettronica ( 80). con una difficoltà di reperimento del 15,5%.

«Le imprese in Abruzzo», spiega Leonzio, «in controtendenza a quanto rilevato a livello nazionale, sono orientate inoltre a impiegare prevalentemente figure professionali in possesso del livello di istruzione secondario o addetti senza alcuna formazione specifica. Assumono sempre più importanza l’istruzione tecnica e l’istruzione e la formazione professionale, anche se nella nostra regione i giovani che si iscrivono ai licei sono in percentuale del 52,0%, del 32,1% negli istituti tecnici e del 15,9% nel’istruzione e formazione professionale, rispetto a una distribuzione percentuale a livello nazionale che risulta rispettivamente del 47,4% , del 31,0% e del 21,6%».

«Occorre considerare inoltre», aggiunge, «che rispetto alle richieste di assunzione il 17,98 % sono di difficile reperimento e che il 68,4% degli assunti hanno necessità di formazione. Questi dati dimostrano l’assenza nella nostra regione di una attività di programmazione dell’offerta formativa incentrata sulle reali esigenze del territorio. Nella scelta dell’università e della scuola superiore da intraprendere non vanno considerati solo i voti scolastici e i pareri degli insegnanti e genitori, ma anche le proprie predisposizioni , le proprie passioni e le possibilità occupazionali presenti sul territorio di riferimento».

«L’orientamento al lavoro a scuola», conclude il segretario regionale del sindacato della scuola della Cisl, «non può essere solo basato sulla erogazione di informazioni, ma deve assumere una valenza formativa capace di sostenere i giovani nella progettazione, decisione e realizzazione di una scelta di lavoro e di vita».

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