Le imprese: aiuti dalle banche per la ripresa

Lupo (Cna) e Giangiulli (Confartigianato): il credito è la prima questione

PESCARA. «Com'era nelle previsioni, la situazione economica sta peggiorando. Peggiorano le condizioni del potere d'acquisto delle famiglie, i consumi sono in contrazione e le esportazioni fanno registrare un trend discendente. Il clima sta diventando più rigido e anche le temperature lo dimostrano». Il segretario regionale della Cisl, Maurizio Spina, nell'analizzare l'attuale situazione economica, torna ad usare una metafora sul tema del maltempo, più che mai attuale. Poche settimane fa, infatti, il sindacalista aveva parlato di «un inverno molto freddo, con l'Abruzzo che ha bisogno di coprirsi».

Per far comprendere a tutti che il 2012 sarebbe stato durissimo per l'economia regionale. «In questo momento», afferma Spina «le difficoltà principali riguardano le piccole e micro imprese, le prime a risentire di questa situazione. Abbiamo chiesto a Chiodi di non sottovalutare il problema del credito», osserva il segretario della Cisl, «di fare un incontro con il sistema bancario. C'è bisogno di fare sistema in termini di emergenza».

Quello che manca, secondo il sindacalista, è una strategia chiara. «Sicuramente una buona notizia è il rientro di Cna, Confesercenti e Confartigianato nel Patto per lo sviluppo, ma da quel tavolo deve venir fuori una strategia di tenuta e di proposta». «Bene l'intervento del Governo nella vicenda dell'Aquila», aggiunge Spina, «spero si acceleri l'avvio della ricostruzione, che serve all'intero Abruzzo. Mai come oggi, d'altronde, il sistema dell'edilizia è determinante».

Parla di una «situazione drammatica» anche il segretario regionale della Uil, Roberto Campo. «Il settore delle esportazioni», evidenzia «non si è ripreso e non è tornato ai livelli precedenti la crisi. Esempio emblematico è la Honda, che non è tornata quella che era. Il resto dell'economia è sempre più depresso, perché il potere d'acquisto si è ridotto drasticamente. Noi, con tutta l'Italia», aggiunge il segretario «siamo entrati in una fase recessiva e siamo preoccupatissimi per le conseguenze sull'occupazione, che in Abruzzo aveva fatto registrare una parziale ripresa e che ora temiamo possa arrestarsi».

Ci sono, però, secondo Campo, delle cose positive che si stanno facendo: «è importante il lavoro partito nelle quattro aree di crisi (Valle Peligna, Val Pescara, Val Sinello e Val Vibrata), con l'obiettivo di condividere dei piani di rilancio d'area, ma non si sta affrontando la dimensione aziendale della crisi. In Valle Peligna, ad esempio», evidenzia il segretario della Uil, «si discute di come migliorare l'attrattività del territorio, ma gli acquirenti olandesi della Campari non trovano un interlocutore pubblico, così come gli investitori austriaci interessati alla Sitindustrie».

Affronta la questione in un'ottica più ampia il segretario regionale della Cgil, Gianni Di Cesare, secondo cui «bisognerebbe approntare proposte e strumenti non solo di mercato, ma anche pubblici, destinati a trovare soluzioni all'attuale situazione, perché non esiste solo la parte "mercatista". Riorganizzazione delle città», spiega il segretario, «Green economy, cultura, università e centri di ricerca. Se si vuole ripartire, bisogna farlo in un'ottica di sistema complessivo».

Per Italo Lupo, presidente della Cna regionale, la Confederazione nazionale dell'artigianato, le priorità «sono quelle legate al credito, ma non per avere dei soldi dalla Regione. Bisognerebbe mettere in moto quei meccanismi che possono risolvere il problema della liquidità delle aziende», osserva Lupo, «è fondamentale, inoltre, una strategia, perché non si sa quello che vogliamo fare da grandi, se vogliamo essere una regione del Sud o se vogliamo dotarci di strumenti per lo sviluppo».

E' convinto che sia necessario trovare una soluzione al problema del credito anche il direttore di Confartigianato Abruzzo, Daniele Giangiulli, secondo cui bisogna anche procedere rapidamente sulla strada delle liberalizzazioni, «a partire da quella della Pubblica amministrazione che, a costo zero, permetterebbe di liberare energie per le imprese». Di fronte all'attuale situazione, il presidente di Confapi Abruzzo, Italo Ferrante, è convinto che anche gli imprenditori debbano fare qualcosa di più: «Non possiamo più sperare sui contributi pubblici così com'erano negli anni addietro. Quindi le aziende che hanno avuto cali enormi di fatturato e che hanno la possibilità di esportare», afferma Ferrante, «hanno l'obbligo di riconvertirsi o di cercare nuovi mercati soprattutto all'estero».

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