il fenomeno

Mare marrone in Abruzzo, colpa delle microalghe

Il biologo Damiani (Arta): «Proliferazione dovuta al caldo e ai concimi trasportati dai fiumi. Errato parlare di mucillagine»

PESCARA. «Nel nostro mare non c’è mucillagine». Ad affermarlo è Giovanni Damiani, biologo e direttore tecnico dell’Arta, che spiega come le chiazze color marrone e marrone-giallastro avvistate in diversi punti della costa, soprattutto nella zona dell’alto Teramano, siano derivanti «dalla proliferazione di alghe unicellulari, chiamate diatomee». La causa di questo fenomeno sarebbe da attribuire sia al caldo, «che aumenta l’attività metabolica», sia alla presenza di nutrienti come i concimi, «che arrivano al mare dai fiumi».

«L’Arta», spiega Damiani, «grazie alla motonave-laboratorio Ermione che è partita da Pescara, ha eseguito dal 29 giugno una serie di rilievi al largo della costa Nord e Sud. E dagli esami non c’è evidenza di mucillagine. La stessa conferma viene dal personale che ha effettuato i prelievi a terra: non c’è mucillagine ma chiazze marroni dovute a queste alghe, che fortunatamente non provocano nessun problema alla salute dei bagnanti». Le segnalazioni di presenza di mucillagine arrivano anche dal Pescarese, ma l’Arta esclude possa trattarsi di questa manifestazione, «sono solo alghe».

Ma cerchiamo di capire di più sulla famigerata mucillagine che nel 1989 invase la costa abruzzese, e non solo. «La mucillagine non è un fenomeno preoccupante per la salute, ma per l’ecologia del mare sì», continua l’esperto, «il caso esplose in tutta la sua evidenza nell’89, anno in cui l’intero Adriatico si coprì di mucillagini, lasciando tutti stupefatti, anche il mondo scientifico, perché era un fenomeno che in quella vastità e intensità non si era mai visto». Ma di cosa si tratta esattamente? «Di sostanze mucillaginose che sono mucopolisaccaridi, a forte componente azotata, che iniziano a formarsi prima sottoforma di “neve marina”, successivamente le particelle mucillaginose cominciano ad appiccicarsi tra di loro e a formare degli stracci mucillaginosi. Siccome la sostanza è molto appiccicosa tende a inglobare le micro alghe che continuano a fare la fotosintesi e si riempiono di bollicine di ossigeno, rigonfiandosi. A questo punto, il rigonfiamento è tale che questi stracci cominciano a venire a galla e a stratificarsi sopra la superficie del mare. Sotto la spinta dei venti il mare assume, visto dall’alto, caratteristiche striature, che appena emerse sono biancastre, ma ossidandosi all’aria cominciano a diventare sempre più marroni, come una sorta di cappuccino gigante». A seconda del ciclo giornaliero e notturno, questi “stracci” di cui parla Damiani, si depositano sul fondo, soffocando la vita biologica, o tendono a salire a galla (specie nel pomeriggio). «Il fenomeno è paradossalmente favorevole alla balneazione, perché quando le mucillagini sono abbastanza al largo, appiccicano tutto il materiale presente in sospensione nell’acqua, rendendo a riva l’acqua trasparentissima».

Questo fenomeno è ben diverso dall’eutrofizzazione (l’eccesso di nutrienti nell’acqua che scatena grandi proliferazioni di alghe), perché ha caratterizzato su scala mondiale anche mari «con pochi nutrienti», come quelli che bagnano Messico e Australia. La scienza sembra non aver ancora individuato le cause precise del fenomeno, sebbene sia in studio da oltre trent’anni. «Si pensa che esista un complesso di cause», spiega Damiani, «che comprende i mutamenti climatici e in particolare la radiazione solare e il surriscaldamento dei mari. Il problema è mettere mano su scala globale al modello di sviluppo, che consideri il mare come uno spazio di vita che regola l’intero pianeta, e non come una piscina o un allevamento di pesci. Il mare è lo specchio di ciò che facciamo alla terra».

E sembra legata all’esistenza di “squilibri” legati al clima globale, anche l’esplosione demografica di singole popolazioni marine, come nel caso delle meduse. «In passato il fenomeno si è verificato anche in maniera più intensa di oggi», conclude Damiani, «e come allora, l’unica cosa che si può fare è cercare di evitarle». Altro problema è l’inquinamento, fotografato da Augusto De Sanctis referente del Forum Acque Abruzzo: «La condizione del mare abruzzese purtroppo, è una delle peggiori in Italia e in Europa. Lo dicono i dati ufficiali: secondo il recente rapporto della Agenzia dell’Ambiente Europea, l’83% delle acque di balneazione europee è in stato eccellente, in Abruzzo solo il 40%».

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