Parco, no di Febbo alla legge

«Chiodi è con me, chiedo aiuto ai parlamentari Pdl»

PESCARA. L'assessore regionale Mauro Febbo (Pdl) non si smentisce. Rinvia al mittente le richieste di dimissioni da presidente del Tavolo di coordinamento degli enti locali per lo sviluppo del Parco teatino e ribadisce che farà di tutto per impedire l'arrivo del commissario governativo all'Ente che sarà costituito per legge dopo il 30 settembre. Come? Cercando di far abrogare la legge del Parco con un'altra legge tramite l'aiuto dei parlamentari del Pdl. «E se dovesse poi arrivare il commissario», afferma compiendo un passo indietro, «questi dovrà tenere conto della volontà popolare». Apriti cielo. Le dichiarazioni di Febbo innescano una marea di reazioni e polemiche con accuse (politiche) feroci all'assessore. I partiti del centrosinistra (Idv, Pd, Rc, Verdi) ribadiscono la richiesta di dimissioni e chiedono a gran forza la convocazione (Verdi e Rifondazione hanno avviato la raccolta firme) di un consiglio regionale straordinario sul caso-Parco che sta facendo fare una brutta figura all'intero Abruzzo.

Il ministero all'Ambiente di Stefania Prestigiacomo (Pdl) già l'ha detto ai sindaci degli otto comuni interessati alla perimetrazione della riserva lungo la costa dei trabocchi: non è questione di sì o no al Parco, c'è una legge che va rispettata, ma dal momento che non è stata fornita alcuna indicazione sui confini del Parco è inevitabile che arrivi il commissario.

Il "silenzio" dei sindaci viene ripreso anche da Febbo per fare chiarezza «una volta per tutte sul Parco» sostenendo che è l'Abruzzo ad averlo bocciato e non Roma ad aver bocciato l'Abruzzo inviando il commissario: «Il Parco della costa fu già bocciato dalla Provincia di Chieti nel 2003 e oggi è avversato da 5 degli otto comuni interessati: sono Rocca San Giovanni, San Vito, Ortona, Casalbordino e Torino di Sangro, qui tra l'altro c'è stato un referendum che ha visto il 95 per cento dei cittadini dire no al parco. Le tre amministrazioni che a parole avevano di essere favorevoli, Vasto, San Salvo e Fossacesia, non hanno prodotto alcun atto concreto di perimetrazione per ribadire la loro volontà». Dal punto di vista amministrativo, Febbo conta molto sul fatto che il Parco dovrà eventualmente essere istituito tramite un Dpr e due passaggi «fondamentali», quali la Conferenza unificata e l'intesa governo-Regione. «Una cosa al momento impossibile», ritiene, «considerando la nettà contrarietà di cinque comuni su otto». L'alternativa, ripete l'assessore, è quella del Comprensorio turistico: «E' volontà della Regione di proseguire nella strada intrapresa della Costa dei trabocchi, un progetto che prevede di mettere in rete territori protetti e aree sic, la Regione e il presidente Chiodi hanno già dato il loro assenso impegnando 16 milioni di euro di fondi Fas e sottoscrivendo l'impegno all'atto di acquisto dell'ex tracciato ferroviario per 7,5 milioni di euro, in futuro è poi previsto l'impegno di altri 14 milioni».

L'altro giorno nel corso della riunione a Roma con i sindaci il ministero ha detto che nell'Ente parco si può inserire qualsiasi progetto come appunto la Costa dei trabocchi e la Via Verde, ma che la precedenza per legge va al Parco. «E' la conferma che la decisione della Regione di dire no, tramite il suo assessore Febbo, al Parco della costa teatina è la più grande miopia nella storia dell'Abruzzo», commenta il capogruppo pd in consiglio regionale Camillo D'Alessandro che ricorda la lotta per il Centro oli a Ortona: «Siamo di fronte ad un caso da gabbino, la Regione e Febbo passeranno alla storia come i nuovi Attila, non si tratta di essere estremisti ambientalisti cioè coloro che dicono che non si può fare nulla, ma come si fa a dire no al petrolio pagando un prezzo e ora no anche al Parco. In assenza di una speciale protezione del territorio basta un Comune qualsiasi che con una semplice variante al piano può consentire la realizzazione di qualsiasi cosa. L'Abruzzo, regione dei parchi, ha deciso di essere una caricatura di se stessa». Il commento di Maurizio Acerbo (consigliere Rc) è tagliente: «Essendo arrivati a un passo dalla figuraccia del commissariamento Febbo alza il volume e comunica che chiederà ai parlamentari del Pdl di abrogare la legge istitutiva del Parco. La verità è che se voleva promuovere, come ha fatto, l'opposizione al Parco non avrebbe dovuto votare risoluzione di Consiglio e delibera di giunta né autoproporsi come coordinatore. Un comportamento di questo genere è inqualificabile. Le dimissioni sono un atto dovuto».

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