Piaga dei femminicidi: «Basta violenza sulle donne, è ora di una riflessione collettiva»

Dopo i servizi del Centro e Rete8, appello del segretario di Sinistra Italiana: gli uomini facciano autocritica. La proposta di una mobilitazione: «Smettiamola di essere superficiali, adesso mettiamoci tutti la faccia»
PESCARA. Nel 2023, in Italia, ci sono stati 100 femminicidi; 109 nel 2024 di cui 95 in ambito familiare o affettivo e 59 per mano del partner o dell’ex-partner. Nel 2025, il 48° femminicidio in Italia è stato quello di Cleria Mancini, uccisa il 9 ottobre scorso all’età di 65 anni a Lettomanoppello dall’ex marito Antonio Mancini con un colpo di pistola al cuore mentre stava passeggiando con il nipotino. «Di fronte a tutto questo, il governo Meloni vieta l’educazione sessuo-affettiva anche nelle scuole secondarie di primo grado», dice Daniele Licheri, segretario regionale di Sinistra Italiana dopo i servizi di ieri sul Centro e su Rete8 con la puntata di “31 minuti” intitolata “Per mano di un uomo”. Licheri invita a una riflessione collettiva: «C’è l’urgenza di lavare i panni sporchi in pubblico», è il suo messaggio «contro la violenza e contro il patriarcato: mettiamoci la faccia, organizziamo insieme alle donne la mobilitazione».
I dati Istat dicono che il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni, quasi 7 milioni di persone (6 milioni e 788mila) ha subìto, nel corso della propria vita, una qualche forma di violenza fisica, sessuale o psicologica. «Tra pochi giorni», riprende Licheri, «ci prepariamo al 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne. Credo che solidarizzare con alcune battaglie senza fare una seria autocritica, quasi rimuovendo che il nostro genere è parte del problema, rischi di diventare una ritualità, più autoreferenziale che utile allo scopo. Serve uno scatto», dice Licheri.
Secondo il procuratore aggiunto di Pescara, Anna Rita Mantini, visti i numeri impressionanti, «la lotta alla violenza sulle donne è come la lotta alla mafia».
Licheri commenta: «È un processo lungo, difficile e doloroso ma urgente: sradicare dal nostro genere l’idea di essere soggetto dominante e oppressore nelle relazioni tra generi. Sradicare in noi uomini l'idea di non poter manifestare emozioni dolorose o tristi».
Il segretario di Sinistra Italiana lancia un appello accorato: «È nostro compito e responsabilità, se vogliamo essere parte attiva del cambiamento, lavorare profondamente contro il senso di frustrazione che arriva da un rifiuto. Da cittadino, padre, figlio, compagno e segretario di un partito. Non mi basta indignarmi, per questo faccio appello anche qui, in Abruzzo, ad associazioni, partiti, sindacati, singoli e singole che si ritrovino in un’idea del noi, perché questa esperienza di presa di parola maschile possa essere immediatamente replicata in più città della nostra regione, in tempi rapidi. Perché serve un’assunzione di responsabilità». Questa è l’idea di Licheri: «Costruiamo una piattaforma, scegliamo una data insieme e co-organizziamoci con le donne e con l’intero movimento Lgbtqia+ che da anni si battono per cambiare questo terribile pensiero unico e questa strage silenziosa. La battaglia culturale non può vivere nella separatezza, ma necessita di tutte e tutti e credo possa diventare un luogo attraversabile e condivisibile da chiunque lo vorrà. La questione che pongo è che gli uomini smettano di andare a rimorchio con superficialità e senza approfondire la questione, ma si assumano finalmente la responsabilità politica e collettiva di metterci la faccia fino in fondo, partendo dalla loro esperienza personale e dal loro ruolo sociale. Perché, come ci ha insegnato il pensiero femminista, se “il personale è politico” è tempo che gli uomini che dichiarano di voler davvero cambiare non si limitino a solidarizzare, spesso dopo ogni tragedia annunciata, ma inizino per davvero a modificare radicalmente il loro quotidiano. Vediamoci, parliamone e facciamolo subito, ieri o oggi è già tardi».

