Piano Mattei, la Regione vince il bando in Etiopia: un futuro per i bimbi soldato

La Regione Abruzzo sarà protagonista nella regione del Tigray, con il progetto Reseed, con l’obiettivo di riconversione civile in Etiopia per aiutare ex combattenti, donne e soggetti vulnerabili a diventare agricoltori, ricostruendo la propria vita attraverso il lavoro, la formazione e l’impresa rurale.
L’AQUILA. Un programma di riconversione civile in Etiopia per aiutare ex combattenti (anche bimbi), donne e soggetti vulnerabili a diventare agricoltori, ricostruendo la propria vita attraverso il lavoro, la formazione e l’impresa rurale. È questo l’obiettivo del progetto Reseed (Rural economic stimulus and education for ethiopian development), che vedrà la Regione Abruzzo protagonista nella regione del Tigray, in un’iniziativa di cooperazione internazionale orientata allo sviluppo rurale e alla stabilità post-conflitto. Reseed si inserisce nel quadro degli obiettivi del Piano Mattei per l’Africa, la strategia di cooperazione allo sviluppo promossa dal Governo italiano per rafforzare i rapporti economici, energetici e diplomatici tra Italia e Paesi africani, lanciato a gennaio 2024 in occasione del vertice Italia-Africa tenutosi a Roma. Con una durata prevista di trentasei mesi e un budget complessivo di oltre due milioni, il progetto Reseed risponde alla richiesta dell’amministrazione regionale provvisoria del Tigray (Irat) in Etiopia, di sostenere la smobilitazione e la riconversione professionale di circa 52.000 ex militari, promuovendo percorsi di vita alternativi attraverso l’agricoltura e l’impresa rurale, dopo il conflitto che ha colpito il territorio tra il 2020 e il 2022. Il progetto, promosso dalla direzione generale della Regione Abruzzo – Servizio pianificazione strategica e Cooperazione territoriale ed internazionale – è stato approvato e finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), in linea con il Piano Mattei, dopo essersi classificato al 4° posto in graduatoria. «Con il progetto Reseed» dichiara il vicepresidente della Regione con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, «l’Abruzzo mette a disposizione del contesto internazionale il proprio modello di sviluppo agricolo, offrendo competenze maturate sul territorio per sostenere la ripresa post-bellica e rilanciare le aree colpite dal conflitto. Il coinvolgimento del Dipartimento agricoltura», continua il vicepresidente della Regione Abruzzo, «dimostra come la cooperazione tecnico-istituzionale possa tradursi in crescita rurale, inclusione e pace. Siamo orgogliosi che il modello agricolo abruzzese contribuisca a un’iniziativa che mette al centro il lavoro, la formazione e la dignità delle persone».
Il piano si svilupperà all’interno di un impianto strategico che ha come riferimento il modello abruzzese di programmazione agricola, ispirato all’esperienza del Programma di sviluppo rurale (Psr), e punterà sulla distribuzione di input agricoli italiani e sulla promozione di pratiche agronomiche sostenibili. In questo quadro si inseriscono le azioni operative sul territorio: un vasto programma di formazione professionale rivolto a oltre 12.000 beneficiari, la realizzazione di sistemi irrigui su 50 ettari e il sostegno all’imprenditoria giovanile attraverso la nascita di microimprese agricole. Un approccio integrato, pensato per generare inclusione sociale, autosufficienza alimentare e sviluppo economico nelle comunità rurali del Tigray. La giunta regionale ha affidato al Dipartimento agricoltura il coordinamento tecnico del progetto, valorizzando l’esperienza maturata nel campo dello sviluppo rurale e della cooperazione territoriale. L’intervento sarà realizzato da un partenariato internazionale che vede la Regione Abruzzo nel ruolo di capofila, affiancata dalla Fondazione Med-Or, dal Ciheam (Centro internazionale di alti studi agronomici mediterranei) di Bari, dall’amministrazione regionale provvisoria del Tigray e dall’Istituto di ricerca in agricoltura del Tigray (Tari).