Protezione Spa, la maggioranza è divisa

Il Pd annuncia battaglia: norme incostituzionali

 ROMA. Così come già accaduto per “Difesa Servizi Spa”, la maggioranza aveva progettato e attuato un percorso a fari spenti per “Protezione civile Spa”: atterraggio morbido in Parlamento e approvazione rapida. Un blitz insomma. Difesa Spa è passata, nascosta nei meandri della Finanziaria.

Mai e poi mai Berlusconi avrebbe immaginato invece che l’altra Spa convogliatrice di soldi e grandi affari, la Protezione civile appunto, finisse prima sotto i riflettori per le indiscrezioni della stampa, e quindi stretta in un abbraccio forse letale con l’inchiesta fiorentina sui “grandi eventi”.
Così oggi il premier incassa, sì, l’appoggio incondizionato della Lega Nord, ma anche molti distinguo nel resto del Pdl, perplessi nel dover portare fino in fondo, costi quel costi, l’ardita operazione per far nascere la super-Protezione civile. Già discusso al Senato, il decreto legge che istituisce la Spa è atteso alla Camera, ma dagli ex An e da numerosi esponenti forzisti giungono inviti a tornare in Commissione, cioè da dove tutto è partito, per modificare la struttura della società. Per ora i richiami non hanno sortito grande effetto.

Berlusconi vuole la Spa che gestirebbe miliardi di euro senza controllo, senza obbligo di gare per i lavori e carta bianca per interventi su tutti i fronti. Un po’ quello che accade adesso, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, elevato però all’ennesima potenza. L’unico a controllare la super-Spa sarebbe la presidenza del Consiglio da cui dipenderebbe, e nemmeno la Corte dei conti potrebbe metterci il naso. Ieri Berlusconi ha telefonato agli uomini più fidati dettando la linea su Bertolaso e sulla Spa: «Attaccano i miei uomini per attaccare me, non riescono a farmi cadere e ci provano con chi mi sta vicino».

Ha ribadito la necessità di mantenere la compattezza nel difendere il capo della Protezione civile e non vuole tentennamenti sulla Spa. Bersani, Franceschini, e tutto lo stato maggiore del Pd annunciano una battaglia durissima. Il premier tira dritto e pensa di ricorrere alla fiducia così da evitare franchi tiratori e una bocciatura. Ma sul decreto c’è anche l’ombra dell’incostituzionalità, quindi è possibile che almeno in questo caso il governo faccia almeno un mezzo passo indietro.