Ricci: «L’edilizia si rilancia con incentivi e premialità»

Il presidente di Ance Abruzzo: le ristrutturazioni possono essere un volano Occorre la collaborazione dei Comuni per l’adeguamento dei piani urbanistici»
PESCARA. È opinione comune che se riparte il settore delle costruzioni, si rimette in moto anche l’economia di un territorio.
In Abruzzo (dove il Pil del settore è pari al 10% del totale: circa 3 miliardi di euro) siamo ancora lontani da questo scenario, anche se si intravedono deboli segnali di miglioramento, come l’aumento dei mutui prima casa nel primo trimestre 2014.
Ma se diamo retta alle cifre del secondo semestre 2013, riportate dall’osservatorio congiunturale dell’Ance (l’associazione nazionale costruttori edili), è evidente la permanenza di uno stato costante di contrazione della domanda che si riflette sugli investimenti, sulla produzione e sull’occupazione, diminuita nel 2013 di un ulteriore 6 per cento. In Abruzzo la crisi è mitigata dal peso degli investimenti connessi alla ricostruzione dell’Aquila, dove il settore registra una crescita a due cifre ( +20%), con le luci e le ombre che vedremo.
Tornando al quadro regionale, secondo i dati delle Casse Edili abruzzesi riportate nel rapporto Ance, dal 2007 gli operai occupati nell’edilizia sono scesi da 33mila ai 23mila del 2013, con una perdita di circa 10mila addetti («È come se avessero chiuso due stabilimenti Sevel», commenta l’Ance). Nello stesso periodo, nella provincia di L'Aquila, si è registrato un incremento di circa 3mila operai. In gran parte però si tratta di addetti che lavorano per imprese non abruzzesi (sono il 15% del totale), o di operai con codice fiscale non italiano (il 35% del totale), mentre gli operai residenti diminuiscono di numero, così come diminuisce il numero delle imprese.
«Questo è dovuto anche al fatto», conferma l’Ance, «che circa il 50% dei lavori nel Cratere vengono eseguiti da imprese non abruzzesi». Un dato che dimostra, assieme al forte aumento della Cassa integrazione, che i lavori connessi alla ricostruzione (circa 1 miliardo l’anno) non hanno dato ricadute positive sull’intero settore economico e imprenditoriale abruzzese.
In questo contesto due sono gli elementi positivi rilevati dall’Ance: la drastica riduzione, in valore assoluto e in percentuale, delle assenze per infortunio che scendono dallo 0,9 allo 0,6% (anche grazie alle azioni di prevenzione, informazione e formazione svolte dagli enti bilaterali) e il trend positivo dei lavori di ristrutturazione edilizia, sulla scia degli incentivi fiscali di carattere nazionale. «Questo segmento», dice il presidente regionale dell’Ance Enrico Ricci, «può rappresentare il volano per la ripresa del settore delle costruzioni in Abruzzo, dove circa il 90% delle famiglie, dato tra i più alti d'Italia, è proprietaria dell'abitazione in cui abita».
Per il presidente Ricci è su questo tasto che bisogna insistere con governo nazionale e regionale: «Per invertire la tendenza», dice Ricci, «occorre mettere in campo interventi pubblici incisivi, come i programmi di disinquinamento, l’utilizzo di fondi Fas per programmi per la difesa del suolo (circa il 96% dei comuni ha siti con elevata criticità idrogeologica, per un totale di 96 mila abitazioni), programmi come i Seimila campanili, che finora in Abruzzo ha visto solo 5 progetti finanziati. È importante anche il piano scuola, di cui ha parlato Renzi, ma anche il piano per la messa a norma antisismica delle scuole abruzzesi già finanziato con 226 milioni».
L’Ance sta anche insistendo perché la programmazione regionale dei fondi 2014-2020 si concentri sui “piani città” per i programmi di recupero. «Come costruttori», dice Ricci, « abbiamo la consapevolezza che occorre ridurre il consumo di suolo, e molto si può fare se ci sono strumenti urbanistici e norme premiali (in volumi e fiscale) per chi interviene sul costruito».
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