Sanità, all'Abruzzo 2,2 miliardi

Parte da questa cifra la trattativa Regione-governo per il fondo 2011
PESCARA. Nei primi giorni della settimana le Regioni si troveranno impegnate a discutere sul riparto dei fondi del sistema sanitario nazionale per il 2011, che ammontano a 106 miliardi 452 milioni 800mila euro. Giovedì 13 è prevista una riunione degli assessori regionali alla sanità per preparare il lavoro al quale saranno poi chiamati i presidenti delle Regioni (in questo caso Gianni Chiodi giocherà su due tavoli, nella sua doppia funzione di commissario-assessore, assieme al suo collega campano Stefano Caldoro, anche lui commissario-assessore). Il 20 gennaio in conferenza Stato-Regioni potrebbe esserci il confronto col governo.
La partita è importante per tutte le regioni. I fondi per la sanità rappresentano circa l'80% dei bilanci. L'Abruzzo è su questi livelli, le altre regioni italiane variano tra il 73% e l'83% (l'Abruzzo deve aggiungere alla sua percentuale quella che si aggiunge per il pagamento degli interessi sui mutui, circa 98 milioni l'anno per le cartolarizzazioni, ai quali vanno sommati i 13 milioni annui per l'ulteriore copertura del mutuo da 200 milioni prossimo all'accensione).
Nei giorni scorsi il ministero della Salute ha inviato una proposta di riparto del finanziamento i cui criteri tuttavia, secondo le prime indiscrezioni anticipate dal Sole 24Ore, non troverebbe il consenso dei governatori delle Regioni del sud. E' anche vero però che ogni anno le Regioni hanno trovato tra loro - dopo ore e a volte giorni di discussione - l'accordo per il riparto delle risorse, evitando così l'intervento governativo.
I criteri riguardano soprattutto la popolazione residente e l'anzianità della popolazione che premiano le regioni del Nord, mediamente più "vecchie" di quelle del Mezzogiorno. Per questo si attende una iniziativa comune dei presidente delle Regioni del Sud. I quali contestano non solo il criterio dell'età ma l'assenza di valutazioni socio-economiche. Secondo alcuni studi infatti, la spesa sanitaria crescerebbe in situazioni di crisi economica.
Per l'Abruzzo al momento c'è un tesoretto previsto di 2 miliardi 200 milioni circa. Poco rispetto alla previsione scritta in Bilancio di 2 miliardi 246,4 milioni. Ma negli anni scorsi la Regione è riuscita sempre a strappare qualcosa di più alla firma del patto e non siamo lontani dal risultato. C'è il problema del piano di rientro che va ancora messo a punto e che potrebbe portare ulteriore deficit nel 2011 facendo scattare, per disposizione del governo, un ticket sulla specialistica che oggi è l'incubo di molti governatori.
L'anno che si apre vedrà concludersi per l'Abruzzo la partità della riconversione degli ospedali, ma resterà aperta quella sulla spesa farmaceutica che non si riesce a raffreddare. Secondo l'annuale rapporto dell'Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali dell'Istituto superiore di sanità, nei primi nove mesi del 2010 la spesa farmaceutica in Abruzzo è cresciuta del 2,5%, contro una media nazionale dello 0,8%, una crescita relativamente contenuta solo perché i prezzi dei medicinali sono diminuiti del 3,2%. Un terzo della spesa è in farmaci equivalenti, quelli non griffati, il cui utilizzo è cresciuto dell'11%. In termini assoluti nei primi nove mesi del 2010 l'Abruzzo ha speso 235 milioni di euro in farmaci, circa 172 euro a testa. Il dato appare superiore a quello tendenziale per l'intero 2010 stimato dalla Regione in 261,9 milioni.
Un dato particolare è quello sul consumo dei farmaci per il sistema nervoso centrale. In questo settore l'Abruzzo vanta la spesa pro capite più alta in Italia: 25,6 euro l'anno (qui vale la pena di ricordare un ex direttore dell'Agenzia sanitaria regionale che, appena arrivato dalle Marche, si meravigliò molto per l'alta incidenza della malattia mentale, vera o presunta, in Abruzzo).
Altro dato preoccupante è che l'Abruzzo resta nel quadrante alto delle Regioni che hanno i costi più alti per la farmaceutica, assieme a tutte le regioni del Sud e al Lazio. Sulla questione della spesa farmaceutica nelle settimane scorse si era detta molto preoccupata la subcommissaria Giovanna Baraldi, che in commissione regionale aveva bacchettato con una certa durezza i medici «alto-spendenti».
La partita è importante per tutte le regioni. I fondi per la sanità rappresentano circa l'80% dei bilanci. L'Abruzzo è su questi livelli, le altre regioni italiane variano tra il 73% e l'83% (l'Abruzzo deve aggiungere alla sua percentuale quella che si aggiunge per il pagamento degli interessi sui mutui, circa 98 milioni l'anno per le cartolarizzazioni, ai quali vanno sommati i 13 milioni annui per l'ulteriore copertura del mutuo da 200 milioni prossimo all'accensione).
Nei giorni scorsi il ministero della Salute ha inviato una proposta di riparto del finanziamento i cui criteri tuttavia, secondo le prime indiscrezioni anticipate dal Sole 24Ore, non troverebbe il consenso dei governatori delle Regioni del sud. E' anche vero però che ogni anno le Regioni hanno trovato tra loro - dopo ore e a volte giorni di discussione - l'accordo per il riparto delle risorse, evitando così l'intervento governativo.
I criteri riguardano soprattutto la popolazione residente e l'anzianità della popolazione che premiano le regioni del Nord, mediamente più "vecchie" di quelle del Mezzogiorno. Per questo si attende una iniziativa comune dei presidente delle Regioni del Sud. I quali contestano non solo il criterio dell'età ma l'assenza di valutazioni socio-economiche. Secondo alcuni studi infatti, la spesa sanitaria crescerebbe in situazioni di crisi economica.
Per l'Abruzzo al momento c'è un tesoretto previsto di 2 miliardi 200 milioni circa. Poco rispetto alla previsione scritta in Bilancio di 2 miliardi 246,4 milioni. Ma negli anni scorsi la Regione è riuscita sempre a strappare qualcosa di più alla firma del patto e non siamo lontani dal risultato. C'è il problema del piano di rientro che va ancora messo a punto e che potrebbe portare ulteriore deficit nel 2011 facendo scattare, per disposizione del governo, un ticket sulla specialistica che oggi è l'incubo di molti governatori.
L'anno che si apre vedrà concludersi per l'Abruzzo la partità della riconversione degli ospedali, ma resterà aperta quella sulla spesa farmaceutica che non si riesce a raffreddare. Secondo l'annuale rapporto dell'Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali dell'Istituto superiore di sanità, nei primi nove mesi del 2010 la spesa farmaceutica in Abruzzo è cresciuta del 2,5%, contro una media nazionale dello 0,8%, una crescita relativamente contenuta solo perché i prezzi dei medicinali sono diminuiti del 3,2%. Un terzo della spesa è in farmaci equivalenti, quelli non griffati, il cui utilizzo è cresciuto dell'11%. In termini assoluti nei primi nove mesi del 2010 l'Abruzzo ha speso 235 milioni di euro in farmaci, circa 172 euro a testa. Il dato appare superiore a quello tendenziale per l'intero 2010 stimato dalla Regione in 261,9 milioni.
Un dato particolare è quello sul consumo dei farmaci per il sistema nervoso centrale. In questo settore l'Abruzzo vanta la spesa pro capite più alta in Italia: 25,6 euro l'anno (qui vale la pena di ricordare un ex direttore dell'Agenzia sanitaria regionale che, appena arrivato dalle Marche, si meravigliò molto per l'alta incidenza della malattia mentale, vera o presunta, in Abruzzo).
Altro dato preoccupante è che l'Abruzzo resta nel quadrante alto delle Regioni che hanno i costi più alti per la farmaceutica, assieme a tutte le regioni del Sud e al Lazio. Sulla questione della spesa farmaceutica nelle settimane scorse si era detta molto preoccupata la subcommissaria Giovanna Baraldi, che in commissione regionale aveva bacchettato con una certa durezza i medici «alto-spendenti».
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