Santa Croce, l’acqua fa gola agli arabi

4 Gennaio 2017

Aperte in Regione le buste con le offerte. Anche un gruppo del Bahrein fra gli interessati alla nuova concessione

di Eleonora Berardinetti

e Vito De Luca

PESCARA

C. ’è anche un gruppo del Bahrein, tra gli interessati all’Acqua Santa Croce di Canistro. Ma se ne saprà di più fra qualche giorno, quando la commissione per la valutazione del bando pubblico per l’affidamento della concessione di acqua minerale Sant’Antonio Sponga, meglio nota come Santa Croce, tornerà a riunirsi per decidere sulla concessione. Ieri, infatti, a Pescara, nella sede della Regione di via Catullo, la commissione – presieduta da Iris Flacco, dirigente del servizio Risorse del territorio e attività estrattive – si è riunita soltanto per la valutazione del bando pubblico per l’affidamento della concessione, emanato dalla Regione, in seguito alla cessazione della concessione all’ingegner Camillo Colella. Un incontro tecnico, dunque, quello di ieri, per la verifica della correttezza delle modalità di presentazione delle domande per la partecipazione al bando, le quali sono state quattro.

Arrivano gli arabi. Si tratta della Italiana Beverage Srl di Roma, del gruppo Colella, ieri rappresentata all’incontro pescarese da Francesco Di Turi; della Norda Spa di Milano, del gruppo Acque minerali d’Italia, presente con un proprio delegato, Daniela Pacifico; della Acqua srl di Avezzano, che ha partecipato alla riunione attraverso l’amministratore delegato Roberta Mastrocesare; e della Bruni Industry di Sora, con l’amministratore unico Ennio Bruni, il “re dei mobili”. Ed è attraverso la Bruni Industry di Sora, che il gruppo del Bahrein, di cui non si conoscono ancora né il nome, né i proprietari, potrebbe partecipare alla concessione dell’Acqua Santa Croce. Ieri pomeriggio, al termine delle verifiche della commissione, l’amministratore unico Bruni ha fatto sapere che il gruppo del Bahrein è impegnato, tra l’altro, «nei settori dell’aeronautica e del catering», e che «possiede mille supermercati». In più, ha aggiunto il mobiliere Bruni, «il gruppo arabo sarebbe in grado di raddoppiare il numero dei dipendenti», ma questo dipenderebbe dalla valutazione eventuale della sorgente dell’acqua, ovvero», ha precisato, «se questa può soddisfare l’imbottigliamento». Insomma, secondo Bruni, se la concessione fosse affidata alla Bruni Industry, il numero dei lavoratori della Santa Croce potrebbe passare dagli attuali 75, ora in mobilità, a circa 150.

Soap Santa Croce. Ma come si è arrivati a questo punto? L’acqua dalle proprietà organolettiche speciali sgorga nella cuore della Valle Roveto dove negli anni ’80 la famiglia Faroni ha gettato le basi per il lancio ufficiale della Santa Croce. Dopo i primi tempi in sordina nella prima metà degli anni 90 alla guida del gruppo, arriva Cristopher Faroni che subito mette su una rete commerciale solida in grado di aumentare a dismisura le vendite di bottiglie in vetro e in plastica. Da lì è stata tutta una escalation. Nel 2003 l’azienda ottiene la certificazione di qualità aziendale Vision 2000 e poco dopo sfonda sul piccolo schermo grazie a Pippo Baudo, testimonial dell’acqua, che passeggia insieme a Faroni junior nei pressi della sorgente e mostra a tutta Italia da dove arriva l’acqua Santa Croce.

Da Faroni a Colella. Nel 2007 il gruppo Faroni vende al gruppo Colella che fa capo a Camillo Colella. Nel 2011 iniziano i primi problemi. Scatta la cassa integrazione per gli 83 dipendenti. Nel 2013 Equitalia presenta il conto a Santa Croce di 15milioni e minaccia di mettere all’asta le infrastrutture. A dicembre Colella annuncia nuovi esuberi ma poi, nell’estate del 2014, si trova un accordo per i contratti di solidarietà. Nel frattempo, però, è scaduta la concessione regionale e l’ente chiede a Colella un piano industriale per andare avanti. Il patron della Santa Croce non presenta alcun documento e, nella primavera del 2015, decide di partecipare alla gara. L’acqua Santa Croce, intanto, diventa sponsor del Pescara calcio in serie A (2012-2013) e dell’Avezzano calcio in serie D. Dopo qualche mese, Colella si aggiudica di nuovo la concessione ma poi il Comune di Canistro si oppone e arrivano nuovi problemi finanziari per l’imprenditore. Alla fine la Regione mette i sigilli ai rubinetti. La mediazione si cerca ma non arriva. La Regione nel frattempo prepara un nuovo bando e Colella licenzia gli operai. Le forze dell’ordine sequestrano migliaia di bancali d’acqua e inizia l’ennesimo braccio di ferro tra l’ente regionale e l’azienda. Il 6 dicembre i carabinieri sequestrano anche un Tir carico di acqua, provvedimento poi bocciato dal Tribunale del riesame. Tra corsi e ricorsi giudiziari, sugli scaffali dei supermercati spunta anche l’acqua Santa Croce imbottigliata nella Sorgente Castellina a Castelpizzuto, azienda molisana di Colella.

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