Savini presidente della Fedam «Credito cooperativo essenziale»

Il massimo dirigente della Bcc di Castiglione Messer Raimondo succede ad Antonio Tancredi «Per il nostro nuovo statuto i politici possono entrare nel cda solo sei mesi dopo le dimissioni»

PESCARA. «È imporante che tutte le piccole e medie imprese abruzzesi siano sostenute in questo momento, che si continui a erogare credito: quando muore un'impresa è difficle che rinasca».

Alfredo Savini è, da ieri, il nuovo presidente della Fedam, la Federazione delle banche di credito cooperativo dell'Abruzzo e del Molise.

Abruzzese di Città Sant'Angelo, 63 anni, presidente dal 2000 della Banca di credito cooperativo di Castiglione Messer Raimondo, Savini succede ad Antonio Tancredi, l'ex parlamentare teramano scomparso il 16 maggio scorso.

La Fedam raggruppa undici banche, otto delle quali in Abruzzo. Sono 77 gli sportelli delle banche cooperative in Abruzzo e Molise, una realtà capillare e storicamente radicata nelle due regioni.

Qual è il ruolo della banca di credito cooperativo in Abruzzo oggi?

«E' una banca particolare che, anche in questo momento di crisi, ha continuato a erogare il credito alle piccole e medie imprese. E' nella nostra natura: stiamo continuando a sostenere l'attività produttiva e le esigenze delle famiglie nella nostra regione, In questo momento di difficoltà crescono un po' le sofferenze ma sempre al di sotto del limite di guardia. Le nostre banche sono molto patrimonializzate».

In che modo possono contribuire le banche di credito cooperativo alla ripresa delle piccole e medie imprese?

«Volesse iddio che potesse dipendere da noi la ripresa. Noi siamo molto presenti sul territorio, ma, per uscire da questa crisi, servono altri tipi di investimenti».

La raccolta del risparmio in Abruzzo ha subìto una flessione nell'ultimo anno?

«La situazione è questa: rispetto all'anno scorso la raccolta è cresciuta di un punto mentre gli impieghi sono cresciuti di due punti. La raccolta, attualmente, è molto difficile con la concorrenza dei titoli di stato che, con i loro tassi, attraggono di più la clientela. Inoltre, si riesce a risparmiare di meno».

Il vostro rapporto con la politica in che termini è attualmente?

«Il credito cooperativo ha rinnovato, quest'anno, il suo statuto perché vogliamo che la politica sia non inserita nel nostro sistema».

Cosa vuole dire?

«Vuol dire che il nuovo statuto vieta l'ingresso nei consigli di amministrazione di politici che ricoprono cariche elettive se non si siano dimessi da almeno sei mesi».

Perché?

«Per tenere il credito cooperativo al di fuori dalla politica diretta, anche se noi ci confrontiamo, da sempre, con tutte le istituzioni».

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