Senza soldi mille cassintegrati

Settembre nero nel tessile, la crisi brucia altri 200 posti

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TERAMO. La pausa estiva non ha portato l’agognata ripresa economica, perlomeno nel tessile-abbigliamento. Anzi, ora si è aggiunto un fatto negativo in più: molte imprese non riescono più ad anticipare la cassa integrazione ai lavoratori.

In sostanza molte imprese teramane del settore delle confezioni sono entrate in crisi di liquidità. Dopo il crollo degli ordinativi, che ha causato la messa in cassa integrazione di 2.600 lavoratori in tutta la provincia - a cui si sommano i 670 in cassa integrazione straordinaria o con contratto di solidarietà - ora il problema è anche la liquidità delle aziende, acuita dalla rigidità del sistema bancario. «Le aziende fanno fatica ad avere non solo gli stessi affidamenti di prima, ma un minimo di credito, anche realtà solide», esordisce Giovanni Timoteo, segretario della Filtea Cgil, «e così adesso molte aziende non sono in grado di anticipare la cassa integrazione, almeno nel 30% dei casi».

E un terzo dei dipendenti della novantina di imprese di confezioni che in provincia ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali non riesce ad anticipare la cassa integrazione. «La grande difficoltà finanziaria delle aziende si ripercuote pesantemente sui lavoratori», spiega Timoteo, «le famiglie sono in difficoltà. Già le entrate sono decurtate per coloro che sono in Cig o mobilità che percepiscono almeno 300-400 euro in meno rispetto allo stipendio. Ma adesso non c’è nemmeno più l’indennità mensile. Solo oggi sono venute da noi sei persone che non riuscivano a pagare l’affitto o il mutuo.

C’è un lavoratore che da domani fermerà la macchina perchè non riesce a pagare l’assicurazione». Il sindacalista invoca la collaborazione delle banche: «Da tempo chiediamo di fare anche a Teramo quello che viene fatto in altre realtà: c’è già un accordo a livello nazionale con l’Abi, per cui le banche anticipano il pagamento della cassa integrazione. L’emergenza non è finita, è necessario approntare questo strumento. Nelle prossime settimane discuteremo altre casse integrazioni straordinarie in cui l’impresa hanno detto che non può anticipare i pagamenti».

E che la crisi non accenna ad allentare la morsa lo testimonia il fatto che Timoteo prevede a breve la conclusione di trattative per mettere almeno altri 200 operai i cassa integrazione. «Forse il 10 chiudiamo la trattativa sulla chiusura della Sixty di Mosciano: un’ipotesi è la cassa integrazione straordinaria per due anni, ma ancora la questione non è definita», cita ad esempio il sindacalista.

In una situazione che non accenna a migliorare, si sta aprendo peraltro un altro fronte. «Sono diverse le aziende che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione ordinaria e stanno per arrivare al limite, fissato a 52 settimane in 24 mesi», aggiunge Timoteo, «noi chiediamo al governo che si vada oltre il limite, altrimenti rischiamo di perdere molti posti di lavoro».