Sisma, gli ingegneri chiedono aumenti

Il presidente De Amicis scrive a Chiodi: via la riduzione del 30% degli onorari minimi, torniamo alle tariffe piene

PESCARA. Gli ingegneri abruzzesi chiedono il conto al presidente della Regione, Gianni Chiodi, per i progetti di sistemazione all’Aquila e negli altri comuni colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009.

Lo fa il presidente della Federazione regionale dell’Ordine degli ingegneri d’Abruzzo, Pierluigi De Amicis che, in una lettera inviata a Chiodi nella sua veste di ex commissario delegato alla ricostruzione, in cui lo invita a fare chiarezza sulla questione dei compensi professionali per il ripristino dell’agibilità sismica degli immobili danneggiati dal sisma e chiede che gli ingegneri siano pagati a tariffa piena, abolendo la riduzione degli onorari minimi del 30% decisa sulla base di una convenzione con la Protezione civile del luglio 2009. «Nella fase iniziale», scrive de Amicis, «i contenuti dello schema di convenzione erano finalizzati agli interventi sugli edifici non gravemente danneggiati e non riuniti in aggregato. Successivamente atti normativi hanno disciplinato quelle che sono anche le prestazioni richieste per gli edifici classificati con esito di agibilità E e per quelli riuniti in aggregato, senza però normare sui rispettivi compensi professionali.Nelle more di un aggiornamento dello schema di convenzione onde poter tener conto dei compensi spettanti per le ulteriori prestazioni comunque richieste ed obbligatorie, i professionisti incaricati hanno redatto i progetti prima per gli edifici singoli classificati E, con l’assurda scadenza del 31 agosto 2011 poi eliminata con successive O.P.C.M. e con molti contributi ancora non rilasciati forse anche per mancanza di disponibilità di risorse economiche, e poi anche per quelli riuniti in aggregato, senza alcuna certezza sui compensi. Ad oggi molti cantieri sono in essere anche per gli edifici gravemente danneggiati. La necessità dell’aggiornamento dello schema di convenzione è stata condivisa e ritenuta anche non procrastinabile».

«È da tener presente», prosegue il presidente dell’Ordine degli ingegneri abruzzesi, «che l’evoluzione normativa per la redazione dei progetti all’interno dei centri storici che si sta portando avanti impone nuove incombenze sui professionisti che devono anche esse essere adeguatamente compensate. I continui incontri con personale e rappresentati prima dell’Stm e poi dell’Ucr non hanno sortito ancora effetti definitivi. Se da un lato è vero che su molti aspetti si è giunti ad una proposta condivisa, dall’altro vi è una caparbia resistenza a non voler riconoscere i compensi per la verifica del livello di sicurezza sismica allo stato attuale nonostante le motivazioni addotte».

Questa «ritrosia», secondo De Amicis, «non trova alcun supporto normativo e continua a ledere la professione dell’ingegnere». A questo proposito, De Amicis, si richiama ai principi generali contenuti nel codice civile (all’articolo 2233) dove si afferma: «l compenso, se non è convenuto dalle parti e non può essere determinato secondo le tariffe o gli usi, è determinato dal giudice, sentito il parere dell’Ordine professionale a cui il professionista appartiene. In ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione».

«A più di 41 mesi dall’evento sismico», aggiunge, quindi, De Amicis, «è ormai fuori luogo e fuori tempo continuare a richiedere prestazioni professionali – imponendo continue scadenze, penali e sanzioni – negando però il relativo giusto compenso per le prestazioni effettivamente necessarie, richieste e rese». Siccome, conconclude De Amicis, «nessuna disparità di trattamento può essere effettuata, ancor più quando è direttamente coinvolto lo Stato, si chiede di voler definitivamente sancire il giusto riconoscimento dei compensi spettanti ad ogni singolo professionista».

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