Stellantis, a Termoli in solidarietà i 2.000 dipendenti. «Una lenta agonia»

Accordo raggiunto tra la direzione e i sindacati: «Viviamo una fase molto difficile».
Lo stabilimento Stellantis di Termoli entra in una nuova fase di contratti di solidarietà, che coinvolgeranno i suoi quasi duemila dipendenti - 1.823 per l'esattezza - fino al 31 agosto 2026: l'accordo, siglato tra la direzione e i sindacati (Uilm, Fiom-Cgil e Fim-Cisl), rappresenta "uno strumento difensivo" in un contesto del settore automotive considerato "molto difficile" dagli stessi sindacati. In particolare per Francesco Guida (Uilm Molise), si tratterebbe di un'operazione che porta verso "una lenta agonia" del sito produttivo. "Il mercato internazionale dell'auto resta debole, con ripercussioni sulle vendite, mentre la transizione ecologica non governata impatta direttamente sul sito molisano", ammette lo stesso Guida. I sindacati locali denunciano l'assenza di un vero piano industriale: "le produzioni attuali di motori Gse, Gme e V6 non bastano a garantire continuità occupazionale, mentre il nuovo cambio eDCT arriverà solo alla fine del 2026".
La Fiom-Cgil sollecita un tavolo urgente a Palazzo Chigi per discutere il futuro dell'impianto e dell'intero territorio che molto punta sulla presenza e la floridità dello stabilimento. La situazione attuale va letta anche alla luce della vicenda della Gigafactory, annunciata nel marzo del 2022 come progetto strategico per la produzione di batterie per veicoli elettrici in collaborazione con Automotive Cells Company, la joint venture costituita da Stellantis, Mercedes e TotalEnergies. L'iniziativa, sostenuta anche con fondi pubblici Pnrr - poi stornati altrove - doveva prevedere un investimento complessivo di circa due miliardi di euro nel sito termolese, ma ha subito una serie di sospensioni e rinvii a partire dal 2024, culminando in un'incertezza totale sui tempi di realizzazione e sul futuro occupazionale, con Stellantis e Acc che hanno preso tempo per valutare il mercato delle batterie anche alla luce dell'uso di chimiche più economiche per la loro produzione.
Il confronto con l'estero pesa come un macigno: mentre a Saragozza, in Spagna, Stellantis e la cinese Catl hanno annunciato a fine 2024 un investimento fino a 4,1 miliardi di euro per una fabbrica da 50 GWh entro il 2026, a Termoli tutto resta in sospeso. Il rischio, sottolineano i sindacati, è che il polo industriale più importante del Molise resti senza prospettiva, costringendo i lavoratori a nuovi sacrifici mentre l'azienda concentra investimenti in altri Paesi europei.