Tasse per le società petrolifere

Castiglione annuncia il giro di vite della Regione sulle attività estrattive

PESCARA. In arrivo la tassa sulle attività estrattive. Dal primo gennaio prossimo, in Abruzzo, le imprese che hanno in concessione circa 300 cave, le torberie o le società di estrazioni di idrocarburi liquidi e gassosi su terraferma, pagheranno un canone a titolo di indennizzo forfettario. Secondo una stima, le entrate per la Regione si aggireranno intorno ai due milioni di euro.

La giunta regionale, su proposta dell’assessorato allo sviluppo economico, ha approvato il Ddl «Intervento in materia di attività estrattiva», che ora andrà al vaglio della competente commissione e poi del consiglio regionale.

Tutto questo, come è stato spiegato ieri nel corso di una conferenza convocata dal vice presidente della Regione, con delega allo sviluppo economico, Alfredo Castiglione, in attesa del piano regionale sulle attività estrattive, «la cui redazione è stata avviata» e che è da considerarsi «strumento fondamentale per la regolamentazione, la programmazione e la gestione delle attività» e della legge organica che «disciplina la programmazione su ricerca e coltivazione delle sostanze minerali e l’esercizio della relativa attività».

Nell’incontro, al quale sono intervenuti anche Enzo Faieta e Gesualdo del Pizzo, rispettivamente dirigente del settore e responsabile dell’ufficio attività estrattive, Castiglione ha confermato il fermo no della Regione a nuove autorizzazioni, anche in riferimento alla famosa vicenda del centro oli di Ortona.

«Ribadisco con grande fermezza la linea politica di contrasto a ogni forma di trivellazione, quindi il divieto di estrazione e lavorazione degli idrocarburi liquidi sul territorio abruzzese». Il vice presidente ha sottolineato che la Regione è tra le prime in Italia a introdurre il canone e che spera che il Ddl sia approvato velocemente dal consiglio. Per le cave, il canone oscilla tra tremila e 10mila euro annui, per l’esercizio di attività di miniera, da 30 a 50 euro per ogni ettaro o frazione di ettaro in concessione, mentre per le altre attività estrattive relative alla coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi su terraferma, il canone è fissato in 5 euro per ogni ettaro o frazione di ettaro in concessione per i permessi di ricerca; in 50 euro per ogni ettaro o frazione di ettaro dato in concessione per la coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi e in 50 euro per ogni ettaro o frazione di ettaro dato in concessione per lo stoccaggio. «Il contributo punta a far partecipare finanziariamente le imprese che operano nel settore estrattivo alla riabilitazione e conservazione del territorio», spiega Castiglione. E’ un canone da applicare su tutto il materiale estratto, in quanto bene comune che tenga conto, a seconda delle tipologie di intervento, non solo delle superfici interessate ma anche di quantità e valore del minerale estratto».

Il vice presidente chiarisce che, per quanto riguarda le cave, il Ddl è stato concordato con le rappresentanze delle imprese, tra cui Apiedil e Ance, coinvolte sia come associazione cavatori, sia come settore edilizio, associazione regionali cavatori abruzzesi e associazione cavatori teramani. «Il canone inciderà per dieci centesimi su ogni metro cubo di materiale estratto» anticipa Castiglione. A breve sarà costituito un tavolo istituzionale tra Regione e associazione cavatori per definire una strategia risolutiva delle complesse problematiche inerenti le attività estrattive.