PESARO. La difesa di Luca Varani, l'avvocato condannato a 20 anni di carcere per avere commissionato l'agguato con l'acido alla sua ex Lucia Annibali, ha chiesto i domiciliari per il suo assistito preso una casa di cura a Riolo Terme (Ravenna), ma l'avvocato Francesco Coli, che assiste la donna, ha già depositato un'istanza di rigetto. Il gip di Pesaro deve decidere entro domani.

La richiesta dei domiciliari si basa sul tentativo di suicidio attuato il 22 maggio scorso da Varani nel carcere di Teramo e su una relazione dello psichiatra bolognese Renato Ariatti, che lo aveva visitato qualche giorno dopo. Le condizioni psichiche dell'uomo non sarebbero compatibili con la detenzione. Di diverso avviso l'avvocato Coli, che invece cita una relazione dell'istituto di pena abruzzese, per sostenere che il tentativo di suicidio fu sostanzialmente una messinscena, attuata pochi secondi prima del passaggio dell'agente di custodia per la chiusura della cella. Dopo il gesto, Varani venne trasferito nel carcere di San Vittore dove secondo Coli viene osservato 24 ore su 24.

Nella memoria in cui l’avvocato Coli chiede al gip di respingere l’istanza dei difensori di Varani, ci sono elencati, tratti dalla relazione della polizia penitenziaria di Teramo. Si fa riferimento al fatto che Varani si appese alle sbarre della finestra col viso rivolto all’esterno e con le braccia distese lungo i fianchi, in modo da potersi aggrappare alle sbarre e liberarsi se l’agente non si fosse accorto di nulla. Inoltre si accenna ai successivi valori medici che dimostravano che Varani era rimasto senza respirare per pochissimi secondi. Infine un detenuto del carcere di Teramo dice di aver sentito Varani che parlava di un tentativo di suicidio per “dare una botta” in previsione dell’appello e altri due, a verbale, parlano di “bluff”.