Tremiti, sì all’attività petrolifera

Il ministero: «Perforazioni senza impatto ambientale al largo delle isole». Manca solo la firma della Prestigiacomo. La Petroceltic Elsa pronta alle ricerche

LANCIANO. Manca solo la firma del ministro Stefania Prestigiacomo perché comincino le ricerche di petrolio nel mare delle Tremiti. L’ufficio Valutazione di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente ha dato il via libera alla richiesta della Petroceltic Elsa. L’azienda irlandese, già impegnata in una campagna di esplorazione a largo di Ortona, potrà sondare il mare tra il Gargano e l’arcipelago.

Sulla ricerca dell’oro nero alle Tremiti si era già espressa la regione Puglia che, lo scorso 24 marzo, ha dato parere negativo. Nonostante questo il ministero va avanti ed è allarme tanto in Puglia, quanto in Molise e in Abruzzo. «Col governo Berlusconi, dal 2001 al 2006 e dal 2008 a oggi, è partito l’assalto delle trivelle al mare Adriatico che sembra destinato ad essere caratterizzato da piattaforme petrolifere sulla costa», attaccano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. «Più che ministro dell’ambiente, la Prestigiacomo sembra dirigere il dicastero dell’industrta», commenta Legambiente.

Petrolio, via alla ricerca. Se arriverà la firma del ministro Prestigiacomo, cosa che viene considerata scontata, la Petroceltic Elsa sonderà uno specchio d’acqua di circa 528 chilometri quadrati. L’area di esplorazione si trova a 12 chilometri dalle Tremiti e a 11 dalla costa garganica. Nella zona la profondità del mare è compresa tra i 40 e i 150 metri, ma i tecnici della società dovrebbe trivellare il fondo fino a 4mila metri. La tecnica esplorativa prevede l’introduzione di onde elastiche per valutare le reazioni del sottosuolo.

I limiti imposti. L’ufficio Valutazione di impatto ambientale ha imposto alla società irlandese un solo limite. Le navi di ricognizione dovranno essere dotate di un sistema di avvistamento dei cetacei. Questo per evitare che i sonar possano disturbare gli animali. L’area in cui si svolgeranno le ricerche è a pochi chilometri da quella in cui nello scorso dicembre si spiaggiarono nove capodogli.

Ambientalisti all’attacco. Il via libera alle trivellazioni preoccupa le associazioni ambientaliste. «Oltre ai danni causati dalle attività di ricerca alla natura e ai dubbi sull’economicità del petrolio dell’Adriatico», spiega Angelo Di Matteo, presidente Legambiente Abruzzo, «è sconcertante lo scollamento tra i vari livelli dello Stato. Mentre le Regioni investono sulle energie alternative e attuano le direttive europee che applicano il protocollo di Kioto, il ministero guarda al passato e agli idrocarburi».

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