Villa Pini, Chiodi firma la diffida

Il gruppo dell’imprenditore Angelini ha 15 giorni di tempo per mettersi in regola. La decisione arriva proprio quando sindacati e lavoratori di Angelini sono pronti ad occupare la Regione

PESCARA. «Il presidente Gianni Chiodi ha firmato la diffida che mette in mora il Gruppo Villa Pini dell’imprenditore Angelini. Se non paga gli stipendi alla clinica saranno tolti gli accreditamenti». E’ la notizia che i lavoratori di Villa Pini attendono da tre settimane.

La decisione di Chiodi arriva alle 18.30 nella sede della Regione di viale Bovio a Pescara, proprio quando i sindacati Cgil e Cisl con i lavoratori del gruppo sanitario teatino sono pronti ad occupare gli uffici regionali per passarci la notte. «E’ un primo passo nella direzione di far rispettare le regole al Gruppo Villa Pini, ma non ci basta», dicono a caldo i lavoratori, «a noi devono pagarci gli stipendi». La diffida, infatti, non risolve la situazione dei 1600 dipendenti senza stipendio da 8 mesi, ma è il primo passo che permette l’inizio del percorso verso il blocco degli accreditamenti.

La diffida inoltre da un termine di 15 giorni alla famiglia Angelini per pagare gli stipendi. Ma non sarà un termine ultimo perchè il braccio di ferro può protrarsi per sei mesi. Ieri i sindacati attendevano da Chiodi anche un altro passo: il commissariamento della struttura. «C’è delusione, inutile nasconderla, ma noi siamo detrminati ad andare avanti», fa presente Angela Scottu dirigente della Cgil. Ieri pomeriggio i lavoratori hanno prima tenuto una riunione a Chieti, poi nella sede della Cgil di Pescara, presente anche il segretario del Pd Silvio Paolucci che ha illustrato l’appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lanciato dal Partito democratico a sostegno ddella vertenza.

«Incontreremo oggi l’assessore alla sanità Venturoni», prosegue Angela Scottu, «vogliamo capire perchè nella diffida non rientra il gruppo San Stefar e perchè non è possibile il commissariamento del Gruppo Villa Pini. Condanniamo queste ulteriori perdite di tempo». La preoccupazione per lavoratori e malati ricoverati nelle strutture del Gruppo Villa Pini viene sottolineata anche dalla Cisl. «Stiamo vivendo una situazione insostenibile e paradossale», racconta Davide Farina responsabile della sanità privata della Cisl, «per sbloccare una vertenza pericolosa sul piano della tenuta sociale, serve un tavolo istituzionale dove si affronti in modo concreto lo stato di crisi aziendale, e ci sia anche un ente o una autorità che prenda una decisione». La dichiarazione dello stato di crisi che aprirebbe le porte alla cassa integrazione per i dipendenti del gruppo sanitario è però nelle mani della famiglia Angelini. Solo con una dichiarazione dei titolari della clinica che indichi un reale stato di grave crisi nel continuare l’attività, potrebbe far scattare la decisione della Regione a chiedere al Governo per i lavoratori tutti i sostegni economici previsti dalla cassa integrazione.