I ravioli e l’immortalità dell’anima

30 Giugno 2019

Come è meglio condire un piatto di ravioli alla piemontese? Annaffiando il piatto con del vino rosso del contadino oppure con un sugo a base di panna e pancetta? Ognuno si regola a modo suo. I gusti sono gusti, si sa. Ma da quando il cibo è diventato un argomento da affrontare col cipiglio di un teologo che parli dell’immortalità dell’anima, azzardare una risposta è diventato complicato, perfino rischioso. Un paio di anni fa, una diatriba sul condimento dei ravioli fra due amici di Mondovì in provincia di Cuneo per poco non finiva tragicamente. Vino rosso o panna e pancetta? «Non c’è stato tempo per deciderlo», racconta il quotidiano La Stampa, «perché dalla discussione si è passati alle mani. E di qui all’aggressione col coltello per il condimento sui ravioli». Pochi giorni fa, i due gourmet sono finiti davanti al tribunale di Cuneo: l’accoltellatore come imputato di lesioni, l’accoltellato come parte lesa. In realtà nessuno dei due s’è presentato al processo. Sono irreperibili, è la spiegazione ufficiale. Il timore è che stiano studiando altre ricette. I nostri nonni a chi faceva le bizze per mangiare suggerivano una soluzione drastica: o mangi questa minestra o salti dalla finestra. Altri tempi. Oggi, per evitare qualche coltellata, meglio mangiare. E così, per prudenza, senza fare troppo gli schizzinosi sul condimento.
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