La tabella con le categorie che potranno andare in pensione prima dei 67 anni

Pensioni, previste nuove esenzioni per lo scatto a 67 anni

E' tregua tra governo e Partito democratico. Camusso: «L'accordo è ancora lontano». Più ampia la lista dei lavori gravosi

ROMA. Allargare la platea di chi sarà «salvato» dall'innalzamento a 67 anni dell'età di pensione, che scatterà dal 2019. Non solo: mettere a punto un nuovo meccanismo di calcolo per adeguare l'età all'aspettativa di vita, rendendolo più soft. Su queste ipotesi si ragiona in vista del primo tavolo tecnico tra governo e sindacati, fissato per lunedì 6 novembre a Palazzo Chigi. L'obiettivo è quello di individuare soluzioni condivise nella difficile partita sulle pensioni. L'accordo con i sindacati, certo, è ancora tutto da costruire, e non è affatto scontato, ma la scelta del governo di insediare un tavolo di confronto registra un primo risultato, quello di una tregua con il Pd, suo principale «azionista». Mentre il segretario della Cgil Susanna Camusso, chiarisce che «l'accordo è ancora lontano». Gentiloni, che si è fatto carico in prima persona del dossier, incassa l'apprezzamento dei Dem che appena la scorsa settimana avevano invece chiesto a gran voce un rinvio. La lista degli «esentati» sembra quindi destinata ad allungarsi.

Aumenterà il numero di lavori gravosi e usuranti a cui sarà riconosciuto il congelamento dell'aumento a 67 anni, assicura il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, «ma è impossibile adesso dire di quanti mestieri parliamo». Definire l'elenco sarà materia del confronto tra governo e sindacati. «Vedremo se arriveremo ad un accordo o rimarranno posizioni distinte: a quel punto si potrà trasferire l'accordo o - fa sapere Morando - il governo prenderà un'iniziativa autonoma nella legge di bilancio, più che nel decreto fiscale». Tra le ipotesi al vaglio c'è anche quella di bloccare l'innalzamento a 67 anni non solo per i lavori gravosi (undici oggi le categorie già fissate, che vanno dalle maestre ai macchinisti) ma per tutto il bacino dell'Ape social, che comprende anche i disoccupati senza ammortizzatori da almeno tre mesi, chi assiste il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave, gli invalidi al 74%. Operazione condizionata ai costi, che si stanno esaminando. Altra opzione allo studio quella di prorogare l'Ape social, che attualmente scade nel 2018 consentendo l'uscita a 63 anni. Un altro punto atteso al tavolo è il meccanismo sulla base del quale si adegua l'età pensionabile all'aspettativa di vita, che il governo ha detto di essere disposto a «modificare e migliorare», senza toccare il principio dell'automatismo e la sostenibilità finanziaria. Il nuovo calcolo potrebbe prendere in considerazione una media ed un confronto annui su un arco temporale più lungo. La legge oggi prevede che il calcolo avvenga tramite una formula secca, che nell'ultimo aggiornamento ha messo a confronto il 2016 con il 2013, riferito all'aspettativa di vita a 65 anni, da cui è scaturito l'aumento di cinque mesi. Inoltre, secondo alcune valutazioni, si potrebbero includere anche gli eventuali cali dell'aspettativa e riflettere sulla cadenza dell'adeguamento, ora triennale e poi biennale: se ad esempio diventasse annuale, è il ragionamento, si eviterebbero bruschi aumenti.