Restano i segreti sull’omicidio Kennedy

Trump pubblica 2.800 documenti ma cede alle pressioni degli 007 e ne lascia 300 nel cassetto «per motivi di sicurezza»

NEW YORK. Gli amanti della teoria del complotto hanno ancora sei mesi di tempo per continuare a sperare. Sperare che tra le ultime carte segrete sull'uccisione di Jfk esca finalmente la prova cercata per 54 anni: quella che dimostri inconfutabilmente come dietro l'assassinio del secolo non ci fu solo uno psicopatico di nome Lee Harvey Oswald. Donald Trump, dopo aver creato enormi aspettative sugli ultimi file relativi alla morte del trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti, alla fine - a denti stretti - ha ceduto alle pressioni di Cia e Fbi. Pressioni nelle ultime ore esercitate in maniera incessante sulla Casa Bianca, per non svelare quelle carte ritenute ancora «sensibili», in grado di mettere a rischio - a oltre mezzo secolo di distanza - la sicurezza nazionale e quella di molti ex informatori dell'intelligence Usa. Così nei 2.800 documenti pubblicati online - e finora custoditi nell'Archivio di Stato - nessuna notizia bomba. Ma tanti personaggi - da Lyndon Johnson a Fidel Castro, da Marylin Monroe a Bob Kennedy - che riaffiorano come spettri e non smettono di aleggiare su una vicenda che sembra non avere mai fine. Per decenni una miniera d'oro per molti, a partire da scrittori e registi di Hollywood. Effetto di quello che fu il primo assassinio di un presidente Usa nell'era della tv. Le carte svelate offrono tante preziosissime indicazioni per storici della Guerra Fredda, investigatori e teorici della cospirazione, ma non tali da mettere in discussione la versione ufficiale dei fatti: il 22 novembre 1963 John Fitzgerald Kennedy fu colpito a morte da Oswald senza che dietro al killer si possa individuare un mandante. Che siano i servizi sovietici, il regime cubano o pezzi di intelligence Usa deviati in combutta con la mafia. Così come concluse la Commissione Warren.
Gli spunti che tengono viva la fiammella del complotto comunque ci sono. Come i contatti di Oswald con l'ambasciata sovietica a Washington o la telefonata intercettata dalla Cia nella quale il killer, due settimane prima dell'assassinio, telefonò all'ambasciata sovietica a Città del Messico e, parlando in un russo stentato, ebbe un colloquio con un console identificato poi come un agente del Kgb. Da alcune carte emergono poi i sospetti del Cremlino che dietro all'uccisine di Jfk ci fosse l'ultradestra, e addirittura il vice presidente Lyndon Johnson, insediatosi poi nello Studio Ovale. C'è poi il transcript della telefonata in cui l'allora capo dell'Fbi J.Egdar Hoover fu avvertito del rischio che Oswald venisse a sua volta ucciso. Cosa che avvenne poche ore dopo.