Knesset, via libera all’annessione della Cisgiordania: «Parte della patria ebraica»

24 Luglio 2025

Il messaggio politico e provocatorio di Israele: il parlamento ha votato, con 71 voti a favore su 120, l’annessione della Cisgiordania 

Il parlamento israeliano vota l’annessione della Cisgiordania. Il fatto non ha nessuna forza legale, ma rimane un messaggio politico netto e provocatorio. La risoluzione passa con 71 voti a favore su 120, solo in 13 si sono opposti, prevalentemente esponenti delle liste arabe (Ra’am, Hadash‑Ta’al, Joint List) e qualche deputato dei Democrat, la formazione di sinistra estrema . In pratica quasi tutto il Parlamento ha sostenuto la linea del premier, con l’opposizione limitata a una minoranza araba e ai pochi rappresentanti della sinistra radicale.

Il Times of Israel riporta le dichiarazioni del presidente della Knesset Amir Ohana che esulta: “Questa è la nostra terra. È casa nostra. Siamo qui per restare.”, continua, “La Giudea si chiama così da tremila anni. Gli ebrei non possono essere occupanti nella propria patria ancestrale.” “Nel 1967 l’occupazione non è cominciata, è finita. La nostra terra è tornata ai legittimi proprietari.” Il voto, simbolico, non cambia la legge, ma fissa un principio: nessuna concessione territoriale sarà mai accettata. La mozione è firmata da Rothman, Illouz e Forer, tre falchi decisi a portare la sovranità israeliana anche su tutta la west Bank (Cisgiordania). Giudea, Samaria e Valle del Giordano? “Parti inscindibili della patria storica del popolo ebraico”, si legge nel testo. Un passaggio recita: “Solo così si distruggono le illusioni dei nemici e si garantisce la pace con la forza.”

Come nel 2024, il parlamento israeliano ribadisce il no allo stato palestinese e l’adesione al progetto dell’annessione. E come allora, alcuni centristi votano a favore, altri si defilano. Le sinistre? Per la maggioranza silenzio e astensione. Ma sul terreno la linea è chiara: più insediamenti, più controllo, più militari, più coloni. Il resto è solo forma. I rappresentati palestinesi parlano di “sistema coloniale” e di “apartheid crescente nel cuore della Cisgiordania.” La mozione, aggiunge, è “una sfida alle Nazioni Unite, alla Corte dell’Aja, alla legalità internazionale.” E mentre la Knesset vota, le ruspe avanzano. Aree C che diventano israeliane di fatto, giorno dopo giorno. Come riporta il Times of Israel, l’obiettivo è dichiarato: “Respingere ogni piano per una Palestina sovrana.” Intanto, in Cisgiordania, prosegue la repressione: retate, incursioni, sfollamenti, violenza coloniale quotidiana. Dal 7 ottobre, più di 1000 palestinesi uccisi e 7000 feriti nei territori occupato. Coloni e soldati agiscono congiuntamente. La Corte internazionale ha chiesto il ritiro da Cisgiordania ed Est Gerusalemme. Israele ha risposto con un voto. Non vincolante, ma strategico. Serve a misurare consensi, a stabilire chi è dentro e chi è fuori dal disegno. I palestinesi ovviamente.