Il pilota Tazio Nuvolari portato in trionfo dopo la vittoria del gran premio di Pau (Francia)

TODAY

11 agosto

Oggi, ma nel 1953, a Mantova, moriva per un ictus, il secondo dopo quello dell'anno precedente che lo aveva parzialmente paralizzato, Tazio Nuvolari (nella foto, particolare, il fuoriclasse portato in trionfo dopo la vittoria del gran premio di Pau, in Francia, del 24 febbraio 1935), considerato tra i più prestigiosi piloti automobilistici di tutti i tempi. Sicuramente era il più tenace e coraggioso, senza tralasciare anche la sua importante esperienza nelle competizioni motociclistiche, soprattutto con la Bianchi, dal 1924 al 1927. Ferdinand Porsche lo aveva definito “il più grande pilota del passato, del presente e dell’avvenire”. Era stato capace di tutto, anche di chiudere una gara, piazzandosi 13esimo, ma non ritirandosi, senza volante e col cofano scoperchiato, come era accaduto a Torino, alla guida della Cisitalia, nella Coppa Brezzi, il 3 settembre 1946. Originario di Castel d'Ario, sempre in quel di Mantova, classe 1892, soprannominato “Il mantovano volante”, aveva iniziato la sua carriera, in sella ad una moto, il 20 giugno 1920, sul circuito internazionale motoristico di Cremona, ma in quella occasione non era riuscito a chiudere la gara. Nel motociclismo aveva disputato, tra il 1920 e il 1930, complessivamente 124 gare, ottenendo 40 vittorie, 63 podi e 41 giri veloci. Alla guida di auto, invece, tra il 1921 e il 1950, aveva preso parte a 227 gare, vincendone 59, aveva fatto registrare 59 giri veloci, era salito 113 volte sul podio. Al suo funerale, il 13 agosto, a Mantova, saranno presenti 50mila persone. Nel corteo funebre la bara verrà posta sul telaio di una macchina e scortata dagli assi Alberto Ascari, Luigi Villoresi, Juan Manuel Fangio ed Enzo Ferrari. Verrà seppellito nel cimitero monumentale mantovano con gli abiti che indossava sempre, scaramanticamente, nelle competizioni: il maglione giallo con il suo monogramma, i pantaloni azzurri e il gilet di pelle marrone e, tra le mani, il suo volante preferito. Come da sua richiesta.

Le imprese di Nuvolari, particolarmente con l'Alfa Romeo, erano entrate nella storia dell'automobilismo nazionale e non solo e nella leggenda popolare. Avevano fatto sorridere, ma trasudavano voglia di vincere a tutti i costi. Come la beffa assestata ai danni di Achille Varzi, suo compagno nella scuderia del Biscione, nella Mille miglia del 12-13 aprile 1930, quando aveva conquistato il primo posto affrontando la tratta finale, Peschiera del Garda-Brescia, seguendo la scia di Varzi a fari spenti, per sorpassarlo all'ultimo, dopo aver lasciato credere di aver avuto un guasto al motore della sua 6C 1750 e di essersi dovuto fermare.

Memorabile la vittoria alla VIII edizione della Coppa Acerbo di Pescara, del 15 agosto 1932, su Ferrari. Da non dimenticare il legame con Gabriele d'Annunzio che, al Vittoriale, nell'aprile 1932, anno nel quale poi “Nivola”, altro nomignolo, aveva vinto il campionato del mondo piloti, sempre con l'Alfa Romeo, lo aveva omaggiato della spilla a forma di tartaruga con la dedica "all'uomo più veloce l'animale più lento". Cimelio che Nuvolari adotterà sempre nella sua tenuta da gara. Degno di nota l’incidente di Alessandria, del 22 aprile 1934, in conclusione del quale era stato raccolto dai soccorritori in coma e trasferito in ospedale dove, dato per spacciato, si era ripreso, ironizzando sull’accaduto, per poi tornare a guidare, dopo appena un mese, anche l’Alfa Romeo 6C 2300 B “Pescara”. Ed ancora la vittoria ritenuta impossibile, data la netta superiorità tecnica delle vetture tedesche nemiche, nel gran premio di Germania, del 28 luglio 1935.

Tutta la vicenda sportiva ed umana di Nuvolari verrà raccontata nel volume "Pericoloso rallentare. Della vita, della morte e dei miracoli di Tazio Nuvolari”, di Maurizio Messori, pubblicato da Alberto Perdisa editore, di Ozzano dell'Emilia, in quel di Bologna, nel 2010. Il 15 settembre 2013 l’Alfa Romeo 8C-35, Scuderia Ferrari, portata alla vittoria da Nuvolari nella Coppa Ciano del 2 agosto 1936, sul circuito di Montenero, a Livorno, verrà venduta alla cifra record di 7 milioni di euro, all’asta di Bonhams del Goodwood Revival, in Inghilterra.