TODAY

11 settembre

Oggi, ma nel 1992, a Trieste, in località Basovizza, la foiba omonima, inghiottitoio carsico posto a nord est della città, a 377 metri sul livello del mare, veniva dichiarata, dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, monumento nazionale, con decreto datato 11 settembre 1992.

In quel precipizio, profondo 228 metri, che prima dell'impiego del 1945 da parte dei titini era stato un pozzo minerario aperto per recuperare carbone, scavato nel 1908 dalla società boema Skoda, fu gettato dai partigiani comunisti jugoslavi un numero imprecisato di persone, sia militari che civili, ma presumibilmente pari a 250 metri cubi di cadaveri, durante i 40 giorni del periodo dell'occupazione jugoslava di Trieste, a partire dall'1 maggio '45.

Dal 1980 il sito era stato riconosciuto dal Quirinale come monumento d'interesse nazionale. Il 3 novembre 1991 c'era stata anche la visita ufficiale da parte del capo dello Stato Francesco Cossiga. Il 10 febbraio 2007 verrà inaugurato il sacrario della foiba (nella foto dall'alto), con l'annesso centro di documentazione, aperto il 10 febbraio 2008.

Il progetto sarà dell'architetto, originario della zona, Ennio Cervi, coadiuvato, per l'opera in bronzo, dall'artista triestino Livio Schiozzi. Avrà lo scopo di essere anche simbolo e promemoria non solo di quella tragedia, ma anche di tutto il percorso di sofferenza legato al confine orientale e all'esodo giuliano-dalmata. Sempre nella frazione di Basovizza, nell'immediato secondo dopoguerra, in occasione dell'anniversario del 1945, era stato eretto, col sostegno dell'antifascismo locale, il monumento in onore dei quattro oppositori del regime mussoliniano, componenti dell'organizzazione paramilitare clandestina TIGR, acronimo di Trst, Istra, Gorica, Rijeka. Erano stati condannati a morte e fucilati, il 6 settembre 1930, al poligono di tiro locale, dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato, presieduto dall'alto magistrato della rivoluzione fascista Guido Cristini, di Guardiagrele, in provincia di Chieti. Erano stati riconosciuti colpevoli come terroristi: per aver causato lo scoppio della bomba collocata nella redazione del quotidiano "Il Popolo di Trieste", l'organo locale del Pnf, che aveva causato la morte di un redattore, Guido Neri, consacrato martire in orbace. I malcapitati erano: Ferdo Bidovec, Franjo Marušič, Zvonimir Miloš e Alojz Valenčič destinati a divenire icone slovene dell'opposizione al regime in camicia nera.