Alberto Giombini, ex prefetto e direttore generale dei servizi antincendi al ministero dell'Interno

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13 maggio

Oggi, ma nel 1961, a Roma, con la legge numero 469 del 13 maggio 1961 i vigili del fuoco diventavano statali, attuando un nuovo tipo di organizzazione, rispetto alla precedente dipendenza dalle Province e per questo suddivisi in corpi provinciali, stando a quanto disposto in precedenza dal regio decreto legge numero 2472 del 10 ottobre 1935. Ovvero lo stesso che aveva imposto come divisa unica quella realizzata in panno di colore blu. Poi era arrivato il regio decreto legge numero 333, del 27 febbraio 1939, che aveva compiuto una prima unificazione nazionale dei corpi provinciali rendendoli tutti posizionati sotto l'unico comun denominatore che era il ministero dell'Interno, ma sempre con dipendenza diretta dalle amministrazioni provinciali che a loro volta riportavano direttive e risultati alla matrice ministeriale. Col provvedimento del 1961 si passava davvero dalla condizione di avere dei corpi provinciali a quella di disporre di un unico corpo nazionale dei vigili del fuoco, avente carattere civile benché militarmente organizzato. Quest'ultimo era suddiviso in comandi provinciali, distaccamenti e posti di vigilanza. Venivano inoltre istituiti gli ispettorati regionali e interregionali, con compiti di coordinamento dei comandi provinciali. Quello datato 1961 era uno dei passaggi più importanti nella storia dei vigili del fuoco, dal punto di vista dell'assetto organizzativo. Gli scopi del corpo nazionale erano: il contrasto e la prevenzione agli incendi; la ricerca ed il soccorso; la difesa civile; il primo soccorso; l'attività di polizia giudiziaria.

Con la regia legge numero 1021 del 16 giugno 1938, il termine pompiere era stato sostituito dal più moderno vigile del fuoco. Per arrivare alla nascita del corpo provinciale dei vigili del fuoco occorre tornare alla prima attività organizzativa di un servizio antincendio, voluto dal ministero dell'Interno, durante il ventennio ed affidato al lavoro preparatorio del prefetto Alberto Giombini (nella foto). Quest'ultimo, originario di Jesi, in provincia di Ancona, classe 1898, già ufficiale dei bersaglieri ed ex ardito della grande guerra, insieme all'ingegnere Agostino Felani, che era stato utilizzato nella veste di esperto consulente tecnico, aveva studiato con estrema attenzione i pionieristici organigrammi e le modalità di intervento delle squadre addette alla repressione degli incendi presenti nell'Italia preunitaria, come ad esempio, tra i casi più celebri secondo gli addetti ai lavori, il servizio patrocinato dal re di Napoli Giuseppe Bonaparte, nel capoluogo partenopeo, a partire dal 22 febbraio 1806. Nel 1938 Giombini, per ufficializzare il suo impegno che andava avanti da tre anni, era stato nominato direttore generale dei servizi antincendio del ministero dell'Interno.

La legge numero 1570, del 27 dicembre 1941, aveva disciplinato l'equiparazione del personale permanete, quali ufficiali, sottufficiali, vigili, sia scelti che semplici, al personale delle forze armate dello Stato, benché di fatto appartenenti all'organigramma degli enti locali quali erano le Province, e aveva sancito la base nazionale di reclutamento e assunzione in ruolo da effettuarsi solo ed esclusivamente tramite concorso pubblico bandito dal ministero degli interni.