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13 MARZO

Oggi, ma nel 1964, a New York, nel quartiere di Kew Gardens, alle 3.15, veniva accoltellata mortalmente alla schiena, da Winston Moseley, di 28 anni, Catherine “Kitty” Genovese. La vittima (nella foto, particolare, a sinistra, mentre a destra l’uccisore) era americana di origine italiana, di 29 anni, gestiva il locale “Ev’s 11th hour sports bar”, sulla Jamaica avenue, nel Queens, rientrava a casa in auto, una Fiat rossa, dal lavoro. Era la primogenita di Vincent Genovese e della moglie Rachel. L’aggressore non si limitava a sferzare due fendenti, ma violentava anche la ragazza e le rubava i 49 dollari che aveva nella borsa lasciandola poi agonizzante nell’androne del palazzo dove abitava.

Il colpevole, che era newyorkese di origine afro, confesserà anche altri due omicidi, sempre commessi a sfondo sessuale, quelli di Annie Mae Johnson, e di Barbara Kralik. Il killer, sposato con Elizabeth Grant e padre di un bambino, verrà catturato, 5 giorni dopo il delitto, e condannato a morte, il 15 giugno successivo, pena che sarà poi convertita nel carcere a vita. Rimarrà in prigione fino al decesso, che si verificherà il 28 marzo 2016, a Dannemora, a 81 anni. La presenza di ben 38 persone che avevano assistito all’aggressione di “Kitty” Genovese senza però correre a chiamare la polizia né intervenire in qualche modo nonostante le urla della giovane darà vita a quella che i media chiameranno “sindrome Genovese”, o anche, a partire dal 1968, “effetto spettatore”, proprio per l’apatia nei confronti degli altri, soprattutto se in grave difficoltà. Ovvero: tutti vedono, ma nessuno interviene direttamente o si muove per chiamare realmente aiuto.

Questa devianza del comportamento sarà motivo di studio in psicologia sociale. Proprio per la massima apatia delle persone nei confronti del reato in corso davanti ai loro occhi, fenomeno frequente soprattutto nelle grandi città. Ma dalla morte di Genovese verrà istituito anche il servizio telefonico di pronto intervento 911. La vicenda Genovese verrà ricostruita dettagliatamente nel volume, scritto da Abraham Michael Rosenthal, intitolato "Thirty-eight witnesses. The Kitty Genovese case", che verrà pubblicato dalla University of California press, nel 1999.