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14 Febbraio

Oggi, ma nel 1920, a Roma, dall'aeroporto di Centocelle, nel giorno di San Valentino, Arturo Ferrarin, tenente del regio Esercito distaccato al Comando deposito aviatori di Torino, originario di Thiene, in provincia di Vicenza, classe 1895, con l'ausilio del motorista Gino Cappannini, decollava per il raid che lo avrebbe portato dalla Capitale a Tokyo, il 31 maggio successivo. Ad attenderli ci saranno 200mila giapponesi giunti per vedere i primi aeroplani arrivati in volo dall'Europa. Per celebrare l'impresa verranno decretati 42 giorni di festeggiamenti, che culmineranno con il ricevimento ufficiale di Ferrarin e Cappannini (nella foto, particolare, i due in fase di decollo: Ferrarin era seduto dietro) nel palazzo imperiale di Tokyo. L'impresa, finanziata dallo Stato, veniva compiuta, a bordo del biplano Ansaldo SVA, ovvero Savoia, Verduzio, Ansaldo, 9. Complessivamente verranno percorsi 18mila chilometri, in 30 tappe, necessarie ai rifornimenti, con 34 atterraggi e 4 scali intermedi, in 112 ore di volo effettivo, alla velocità media di 160 chilometri all'ora. Un'avventura, suggerita da Gabriele d'Annunzio all'inizio di marzo 1919, affrontata fronteggiando difficoltà ai limiti dell'incoscienza, su bare volanti costruite in legno e tela cerata, e destinata a rimanere impressa nella storia dell'aviazione non solo tricolore. Il Vate pescarese nel lanciare l'idea si era lasciato influenzare dal poeta nipponico Harukichi Shimoi, già arruolato negli arditi del regio esercito italiano, che aveva preso parte anche all'esperienza fiumana come "camerata samurai". Oltre a Ferrarin e Cappannini, che saranno gli unici due assi in grado di completare la prova, col solo ausilio del loro mezzo volante, gli altri equipaggi, tutti personalmente selezionati dal Gabriele nazionale, erano: il tenente Edoardo Scavini, col sottotenente Carlo Bonalumi, su biplano Caproni Ca. 33; il tenente Luigi Garrone, con il tenente Enrico Abba e i motoristi Alfredo Momo e Alfredo Rossi, a bordo del triplano Caproni Ca. 40; il tenente Leandro Negrini, col sottotenente Giovanni Origgi e il motorista Dario Cotti, su biplano Caproni Ca. 33; il tenente Virginio Sala, con il tenente Innocente Borello e il motorista Antonio Sanità, su biplano Caproni Ca. 44; il tenente Guido Masiero, con il motorista Roberto Maretto, su biplano Ansaldo SVA 9; il tenente Giuseppe Grassa, col capitano Mario Gordesco, su biplano Ansaldo SVA 9; il capitano Umberto Re, con l'operatore cinematografico Bixio Alberini, a bordo del biplano Ansaldo SVA 9; il capitano Ferruccio Ranza, col motorista Alfonso Brigidi, su biplano Ansaldo SVA 9; il tenente Amedeo Mecozzi, col tenente Bruno Bilisco, su biplano Ansaldo SVA 9; il tenente Ferruccio Marzari, col motorista Giuseppe Da Monte, su biplano Ansaldo SVA 9. Le partenze erano state scaglionate ed erano cominciate l'8 gennaio 1920, sempre da Roma Centocelle. A Bushehr, in Persia, avverrà l'incidente che costerà la vita a Gordesco e Grassa: il loro SVA 9 avrà un'avaria in fase di decollo e dopo essersi incendiato si schianterà al suolo. Per il centenario, il 14 febbraio 2020, l'Aeronautica militare italiana, nata nel 1923, dedicherà la livrea speciale di cinque SIAI S.208M del 60° stormo di Guidonia, con sulla coda l'immagine di Ferrarin.

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