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14 novembre

Oggi, ma nel 1951, a Paviole, frazione di Canaro, in provincia di Rovigo, alle 19.45, il fiume Po rompeva l’argine maestro dando vita all’alluvione del Polesine. La più grande ad aver minato il Belpaese in epoca contemporanea. L’evento catastrofico, che segnerà un’intera generazione, era generato dalle eccessive precipitazioni piovose ed era amplificato da negligenze umane compiute dalle amministrazioni, tra le quali il magistrato delle acque di Venezia, che causava 101 vittime, delle quali 7 disperse, e 180mila senzatetto.

Tra i morti 84 perdevano la vita nell’episodio che diverrà tristemente noto come “del camion della morte” (nella foto, particolare, nello scatto d’archivio di Walter Breviglieri). Si trattava di un vecchio automezzo da trasporto Alfa Romeo 350, soprannominato “Carnera”, di proprietà di Attiglio Baccaglini, guidato da Giacomo Conti, che, carico di fuggiaschi, veniva sorpreso e sommerso dall'inondazione, a Frassinelle Polesine, proprio nella notte tra il 14 e il 15 novembre di quel 1951, mentre era diretto da Rovigo a Fiesso Umbertiano.

La seconda tracimazione avveniva alle 20, in località Bosco di Occhiobello, sempre in quel di Rovigo. Alle 20.15 si registrava la terza falla, in zona Malcantone di Occhiobello. Lo sversamento complessivo era di 7mila metri cubi al secondo, con picchi fino a 9mila. Ovvero 2/3 del flusso d’acqua totale, che verrà stimato essere in quel giorno di 12mila metri cubi al secondo. Acqua che, invece di proseguire la corsa per sfociare nel mare Adriatico inondava campagne e centri abitati del comprensorio, per 100mila ettari, ossia il 52 per cento del territorio polesano, incluso il Cavarzerano veneziano, distruggendo anche 700 edifici.

Gli interventi per cercare di domare la furia dell’acqua verranno ritardati da rimpalli politici e burocratici, personalismi e contrapposizioni partitiche. Si creeranno tensioni tra l’ingegnere capo del Genio civile di Rovigo Mario Sbrana, preposto alla gestione tecnica della situazione, e il neo prefetto di Rovigo Umberto Mondio, che si era insediato solo l’11 novembre precedente, deputato alla fase istituzionale. Ma anche tra Mondio ed il presidente della Provincia di Rovigo Alfredo De Polzer, del Partito comunista italiano. La delegazione locale del Pci utilizzerà la sciagura per propaganda politica in un clima di estrema contrapposizione destra/sinistra regnante in Italia. Ma l’alluvione farà scattare anche una gara di solidarietà nazionale senza precedenti per tentare di alleviare le pene degli sfollati. La ricostruzione verrà coordinata dal commissario governativo Giuseppe Brusasca, avvocato democristiano, che s’insedierà il 20 dicembre 1951, a Rovigo, e rimarrà in carica fino al 1956.