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16 febbraio

Oggi, ma nel 1867, a Caprera, nell’arcipelago della Maddalena, in provincia di Sassari, nasceva Clelia Garibaldi, figlia primogenita di Giuseppe Garibaldi e Francesca Armosino, terza moglie dell’Eroe dei due mondi, sposata il 26 gennaio 1880. Per onorare l’evento il condottiero dei Mille piantava quello che passerà alla storia come “pino di Clelia”, ancora presente sull’isola e considerato albero monumentale del Belpaese, posto davanti alla residenza nella quale il principale artefice dell’unità nazionale, classe 1807, aveva scelto di vivere l’ultima fase della sua vita da esiliato, dal 25 settembre 1849 fino al 2 giugno 1882 e di essere sepolto in quel luogo.

Nel 1855 Garibaldi aveva acquistato metà dell’isola sarda, grazie all’eredità lasciatagli dal fratello, e vi si era stabilito in definitivamente dal 1856. Clelia dedicherà tutta la sua esistenza, fino ai 91 anni, ovvero al 2 febbraio 1959, data del decesso, a custodire il santuario con annesso museo paterno, il cosiddetto Compendio garibaldino, e ad accogliere visitatori provenienti da tutto il mondo. Sarà tumulata in una tomba situata accanto a quella dei genitori e degli altri fratelli e fratellastri: Rosa, Anita, Teresita, Manlio. La famiglia Garibaldi era allargata, numerosa e pittoresca. Prima della Armosino il Condottiero in camicia rossa aveva impalmato Giuseppina Raimondi, ripudiata al termine della cerimonia nuziale per un presunto tradimento da parte di lei, e precedentemente era stato marito della brasiliana Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, detta Anita. Da quest’ultima Garibaldi aveva avuto i figli Domenico, chiamato Menotti, Teresita e Ricciotti. Rosita era passata a miglior vita a soli due anni.

Clelia, cronologicamente l’ultima figlia di Garibaldi, beneficiava di un assegno vitalizio, erogato dal governo con la legge 3 giugno 1882, numero 781, successivamente ritoccato, che le consentiva di andare avanti. La versione cartolina di Clelia sotto l’albero voluto dal Generale (nella foto, particolare) sarà il souvenir più richiesto. La vendita delle riproduzioni dello scatto consentirà anche di finanziare iniziative di solidarietà volute da Clelia verso scuole ed istituti per minori del Belpaese. La sua esperienza terrena come principale divulgatrice e protettrice dei ricordi delle gesta del Nizzardo finiranno, con l’aiuto di Clelia Gonella che le farà da assistente, nelle pagine del libro intitolato Mio padre, che verrà pubblicato dalla casa editrice Vallecchi di Firenze nel 1948.