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17 agosto

Oggi, ma nel 1981, a Nuoro, in Sardegna, nel cortile del carcere di massima sicurezza di Badu 'e Carros, durante l'ora d'aria, veniva assassinato, con 42 coltellate, il criminale Francesco "Francis" Turatello, alias "Francis faccia d'angelo". Quest’ultimo era stato arrestato, il 2 aprile 1977, a Milano, in piazza Cordusio. Nell'esecuzione del boss della mala meneghina, che aveva dovuto lasciare la piazza al suo vice, Angelo Epaminonda detto "Il Tebano", Turatello veniva immobilizzato dai detenuti Pasquale Barra, detto 'o Animale, e Vincenzo Andraous, che si dichiarerà l'organizzatore dell’agguato fatale, mentre Antonino Faro e Salvatore Maltese lo accoltellavano ripetutamente fino a sventrarlo. Assisteva all'omicidio Pierluigi Concutelli, terrorista neofascista di Ordine nuovo, condannato all'ergastolo per aver fatto fuori il giudice Vittorio Occorsio - che stava occupandosi della pista anarchica relativa al processo sulla strage milanese di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 e degli ordinovisti - a Roma, il 10 luglio 1976.

Il 1981 aveva fatto registrare una impennata della violenza tra le sbarre e si chiuderà con 27 omicidi tra le strutture di pena nazionali, una sorta di macabro primato. Turatello, re delle bische lombarde, attivo con i suoi traffici in droga e prostituzione anche da galeotto, verosimilmente figlio naturale del padrino mafioso italo-americano Frank Coppola, soprannominato "Frank tre dita", era nato ad Asiago, in quel di Vicenza, nel 1944, ma aveva condotto la sua esistenza malavitosa nel capoluogo lombardo. All’ombra della Madonnina aveva stretto forti legami sia d’affari che personali con il bandito milanese Renato Vallanzasca, il boss della Comasina, del quale era stato anche testimone di nozze in carcere, il 14 luglio 1979, nel matrimonio con l’ammiratrice Giuliana Busa (nella foto, particolare, Turatello, a sinistra e Vallanzasca, a destra, proprio in occasione dello sposalizio). E Vallanzasca sarà ritenuto uno dei potenziali mandanti dell’omicidio.

Secondo la confessione di Maltese, divenuto pentito, riportata dal giornalista Franco Vernice sul quotidiano “La Repubblica”, del 13 dicembre 1985, Turatello doveva morire per ristabilire equilibri malavitosi. Ovvero perché i catanesi e i cutoliani volevano spartirsi la piazza di Milano. Ad ordinare la mattanza sarebbe stato direttamente Raffaele Cutolo, capo indiscusso della Nuova camorra organizzata, via lettera, spedita a Barra dal penitenziario di Ascoli Piceno, allegando anche un vaglia, da 500mila lire, fatto avere dai fratelli Luigi ed Antonio Miano. In realtà era giunto un criptico telegramma che recitava: "Il sommo ha deciso che lo zio del nord si sposi al più presto con Maranca".

Il sommo era il don Raffaè cantato da Fabrizio de Andrè, Maranca era la storpiatura voluta di Maranghiello, soprannome di Antonino Cuomo, camorrista, già luogotenente di Cutolo, sgozzato in carcere, a Poggioreale, da Barra, il 20 gennaio 1980, per non aver avvertito il suo capo di un sequestro. Ma dietro le motivazioni dell'omicidio si dipaneranno varie teorie e una verità ufficiale non verrà mai fuori.