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17 maggio

17 Maggio 2025

Oggi, ma nel 1980, in tutta Italia, “Una giornata uggiosa”, di Lucio Battisti, era il primo pezzo intonato nella lingua di Dante Alighieri in cima alla classifica nazionale dei singoli, fermo in seconda posizione, alle spalle di “Video killed the radio star”, dei britannici Buggle, successo planetario rilasciato il 7 settembre 1979 dall’etichetta discografica giamaicana Island quale estratto dal primo album inciso in studio intitolato “The age of plastic”. L’artista di Poggio Bustone (nella foto, particolare) scalzava “Solo noi”, di Toto Cutugno, che nella settimana precedente aveva occupato la seconda piazza, che scivolava sul gradino più basso del podio. Il 31 dicembre successivo il brano, messo a punto in sodalizio col paroliere “Mogol”, e pubblicato, come raccolta, dalla Numero uno il 4 febbraio 1980, chiuderà la chart tricolore dei 45 giri -che avrà il tormentone di Trevor Horn e Geoff Downes in cima- in quattordicesima posizione. Sarà preceduto dalla già menzionata traccia di Cutugno. Per Battisti la canzone dava anche il nome all’album omonimo, il quattordicesimo della strepitosa carriera, ed era l’ultimo lavoro firmato in tandem con Giulio Repetti prima della rottura insanabile e del passaggio a comporre col poeta Pasquale Panella.

Resterà al numero 2 fino al 7 giugno successivo prima di scendere in quarta linea e lasciare il primato del singolo più gettonato nel Belpaese a “L’ape Maja”, di Katia Svizzero, sigla del cartone animato con arrangiamento del maestro Mauro Mazza, che si attesterà al numero tre mentre al due ci sarà “Another brick on the wall”, evergreen dei Pink Floyd, e in sommità sempre “Video killed” dei Buggles. Nel b-side del singolo di Battisti c’era “Con il nastro rosa”, che rimarrà tra i pezzi reputati più oscuri del vasto e osannato repertorio del Lucio italico benché ripreso come cover e inserito tra i più apprezzati. Il ritornello «lo scopriremo solo vivendo» diverrà un iconico modo di dire popolare italiano guardante all'incertezza del futuro, non solo in amore. Anche dal punto di vista sonoro, l’assolo finale, eseguito nello studio di registrazione londinese Townhouse dal chitarrista jazz inglese Phil Palmer, entrerà nell’albo d’oro della musica leggera, non solo dello Stivale.