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2 settembre

Oggi, ma nel 1980, a Beirut, in Libano, scomparivano i giornalisti Italo Toni, di 50 anni, e Graziella De Palo, di 24, (nella foto, particolare). Avevano intenzione di visitare il Castello di Beaufort, nella zona meridionale, postazione dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina spesso attaccata dalle forze israeliane durante la guerra civile libanese. Attendevano di essere prelevati da un fuoristrada del Fronte democratico per la liberazione della Palestina di Nayef Hawatmeh, a bordo del quale sarebbe dovuta essere anche Piera Redaelli, militante filo-palestinese italiana, ma da quel 2 settembre 1980 non si avranno più notizie dei due cronisti. Toni, di Sassoferrato, in provincia di Ancona, del 1930, era redattore dei Diari, catena di giornali regionali che l'editore Parretti in quegli anni stava lanciando in Italia. La De Palo, di Roma, classe 1956, scriveva per Paese Sera diretto da Giuseppe Fiori, collaborava con Toni, al quale era anche legata sentimentalmente. La loro trasferta era stata finanziata dal palestinese Nemer Hammad, giornalista e diplomatico, dal 1974 rappresentante dell'OlP nel Belpaese, futuro ambasciatore palestinese nella Capitale fino al 2005. Riguardo alla fine di Toni e De Palo, che verrà anche coperta da segreto di Stato, dal 1984 al 2014, si susseguiranno varie ipotesi, tutte controverse, nessuna delle quali supportata da conferme ritenute attendibili.

Tra le varie piste vi sarà anche quella del collegamento con il sequestro dei missili avvenuto ad Ortona, in quel di Chieti, nella notte tra il 7 e l'8 novembre 1979, che aveva condotto all'arresto di Abu Anzeh Saleh, palestinese con passaporto giordano, responsabile della struttura militare clandestina del Fronte popolare di liberazione della Palestina, organizzazione di orientamento marxista-leninista, in Italia. Episodio al quale era seguita, il 13 novembre di quel 1979, anche l’incriminazione di George Habbash, leader del FplP. Quest’ultimo, in quell'occasione, aveva pubblicamente accusato il governo tricolore, presieduto dal democristiano Amintore Fanfani, di non aver rispettato i patti, riferendosi in particolare al cosiddetto Lodo Moro. Ovvero all’accordo verbale, cercato dopo la strage di Fiumicino del 17 dicembre 1973, dall'allora ministro degli esteri del governo guidato dal Dc Mariano Rumor, Aldo Moro.

Patto col quale l'Italia garantiva ai palestinesi, che erano fiancheggiati da gruppi eversivi italiani, la libertà di far transitare sul territorio nazionale armi ed esplosivi e in cambio essi garantivano di non colpirla con attentati. Secondo un’altra delle ipotesi, ugualmente di dubbia attendibilità, i due giornalisti, la cui triste sorte rientrerà tra i misteri della Repubblica italiana, sarebbero stati fatti fuori, direttamente il 2 settembre 1980, nel quartiere Sabra di Beirut, nella sede della frazione democratica dell’OlP, della quale era responsabile Hawatmeh, perché avrebbero riconosciuto degli italiani, alcuni dei quali legati ad organizzazioni neofasciste, tra i quali presumibilmente vi era anche Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia nazionale, ed altri con implicazioni massoniche, intenti a trafficare armi e sistemi tecnologici di fabbricazione francese.