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20 novembre

Oggi, ma nel 1944, a Soliera, in provincia di Modena, nella frazione Limidi, sul muraglione della chiesa di San Pietro in Vincoli, i nazifascisti, dopo una lunga trattativa, risparmiavano dalla fucilazione 60 dei 600 ostaggi catturati nel comprensorio locale. La grazia arrivava per l’intervento di monsignor Vigilio Federico Dalla Zuanna, di Valstagna di Valbrenta, in quel di Vicenza, classe 1880, vescovo di Carpi dal 12 maggio 1941, già ministro generale dell’Ordine dei frati minori cappuccini dal 1932 al 1938. Quest’ultimo, anche grazie alla padronanza della lingua tedesca, riusciva a mediare con le camicie nere e ad ottenere la liberazione, in cambio del rilascio di 6 soldati germanici detenuti dai partigiani, scongiurando la strage.

Le case della zona venivano ugualmente date alle fiamme. Il salvataggio in extremis, quando già il rituale per l’esecuzione era stato avviato, rappresentava un episodio unico nel suo genere nel contesto resistenziale nazionale, che si era spinto fino ad interessare il comando supremo della Wehrmacht nel Belpaese. Soliera era stata liberata dai partigiani il 3 novembre precedente. Nelle operazioni erano stati fucilati 3 fascisti e 3 soldati della Guardia nazionale repubblicana. Così il 13 c’era stato il rastrellamento punitivo da parte dei repubblichini. In quell’occasione erano state imprigionate 104 persone. Ma davanti al plotone erano stati trascinati 100 civili per ognuno dei 6 fascisti assassinati il 13 novembre precedente.

Per il suo prezioso contributo, il 16 aprile 2004, a Roma, Dalla Zuanna (nella foto, particolare, l’alto prelato al centro con la barba, nell’immagine proveniente dall’archivio storico della diocesi di Carpi, scattata il 22 dicembre 1942, mentre faceva visita ai prigionieri inglesi al campo di detenzione di Fossoli, frazione di Carpi), morto nella Capitale il 4 marzo 1956, verrà insignito della medaglia d’oro al valor civile, alla memoria, dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Prima dell’episodio di Limidi di Soliera Dalla Zuanna era intervenuto personalmente anche l’1 settembre di quel 1944, a Modena, su richiesta dall’arcivescovo Cesare Boccoleri, ed era riuscito a scongiurare che 48 malcapitati venissero passati per le armi. Ancora, il 10 settembre 1944, si era recato al campo di prigionia di Fossoli, a perorare il rilascio di 12 internati appena arrivati che erano scampati all’irruzione e al massacro compiuto dagli uomini di Adolf Hitler nella certosa di Maggiano di Lucca. Anche in quel caso i poveracci erano stati rimessi in libertà e consegnati, sotto la custodia e la responsabilità del vescovo.

Tra i liberati figuravano anche Pierluigi e Franco Lippi Francesconi, i due giovani figli del professor Guglielmo Lippi Francesconi, psichiatra di fama, direttore dell’istituto psichiatrico dell’ospedale civile di Lucca, che era stato fatto fuori dai tedeschi, lo stesso 10 settembre 1944, in località Forno di Massa, in provincia di Massa e Carrara, a 46 anni, perché si era rifiutato di compilare l’elenco con i nominativi dei suoi pazienti di origine ebraica.