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20 NOVEMBRE

Oggi, ma nel 1952, a Napoli, un collasso cardio circolatorio dovuto a complicazioni respiratorie si portava via, a 86 anni, il filosofo abruzzese Benedetto Croce, ritenuto dagli studiosi crociani il principale ideologo del liberalismo novecentesco del Belpaese.

Nato a Pescasseroli, nel 1866, cugino per ramo materno di Erminio Sipari, classe 1879, fondatore del Parco nazionale d’Abruzzo, inaugurato il 9 settembre 1922, Croce aveva perso i genitori, Pasquale Croce e Luisa Sipari, e la sorella Maria Croce, nel terremoto di Casamicciola di Ischia, del 28 luglio 1883, quando era in vacanza sull’isola. Poi, dopo aver trascorso un fondamentale periodo di formazione a Roma, fino ai 20 anni d'età, a casa dello zio, Silvio Spaventa, patriota di Bomba, del 1822, alfiere della Destra storica, tra l’altro ministro dei lavori pubblici del regno d’Italia dal 10 luglio 1873 al 20 novembre 1876, figlio di Maria Anna Croce, si era rifugiato all’ombra del Vesuvio, a Palazzo Filomarino.

Nella storica sede delle sue lezioni era rimasto fino alla fine e, il 16 luglio 1946, vi aveva fondato l’Istituto italiano per gli studi storici, e, dal 4 maggio 1955, ospiterà la Fondazione biblioteca Benedetto Croce, che dal 2016 sarà presieduta dal nipote Piero Craveri.

Spesso l'eterna contrapposizione di Croce al pensiero di Giovanni Gentile, organico al fascismo -ministro della Pubblica istruzione del regno dal 31 ottobre 1922 all’1 luglio 1924 e senatore in orbace dal 5 novembre 1922 al 5 agosto 1943- regime che “don Benedetto” avverserà dopo l’iniziale fase di apprezzamento, toglierà immeritatamente luce al suo monumentale lascito culturale. A cominciare dalla spaccatura operata dal Manifesto degli intellettuali fascisti, apparso sull’organo del Pnf “Il Popolo d’Italia”, del 21 aprile 1922, con la Replica degli intellettuali non fascisti, pubblicata sul quotidiano “Il Mondo”, l’1 maggio 1925. Croce aveva ricoperto anche incarichi istituzionali di rilievo.

Dal 15 giugno 1920 al 4 luglio 1921, prima dell’avvento di Benito Mussolini al potere, era stato ministro della Pubblica istruzione del regno d’Italia. Era poi tornato a guidare un dicastero, nel periodo transitorio costituzionale, dal 22 aprile 1944 al 27 luglio di quell’anno, durante il passaggio da capo del governo da Pietro Badoglio a Ivanoe Bonomi.

Era stato deputato liberale dell’Assemblea costituente, dal 25 giugno 1946 al 31 gennaio 1948. Quindi aveva ricoperto il ruolo di senatore, per il Partito liberale italiano, nella prima legislatura repubblicana, dall’8 maggio 1948, ma non terminava il mandato che si sarebbe concluso il 24 giugno 1953.

Croce (nella foto, particolare, la notizia del decesso e quella del cordoglio dell’assemblea di Palazzo Madama riportate sulla prima pagina del quotidiano torinese “Nuova Stampa sera” del 20-21 novembre 1952) era ospite della clinica universitaria partenopea, dal 15 novembre precedente, assistito dal direttore, Guido Bossa, dove era stato ricoverato per una infezione ai bronchi. In occasione del 70° anniversario dalla dipartita terrena, il 14 ottobre 2022, la casa editrice milanese Adelphi pubblicherà “Soliloquio e altre pagine autobiografiche”, manderà nelle librerie il volumetto, di 123 pagine, a cura del compianto storico Giuseppe Galasso, esponente di punta del meridionalismo contemporaneo, con la prefazione del già menzionato Craveri, figlio di Elena Croce.

La breve raccolta approntata per l’attore Toni Servillo, il quale, il 6 febbraio 2017, in occasione della chiusura del 150° anniversario della nascita di Croce, nella serata al teatro napoletano Vincenzo Bellini.