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21 Novembre

Oggi, ma nel 1954, a Napoli, il boss mafioso Lucky Luciano, al secolo Salvatore Lucania, veniva portato in Questura (nella foto, proprio mentre vi si recava, scortato dagli agenti di pubblica sicurezza in borghese, nel particolare dello scatto conservato nell'archivio storico Carbone) e sottoposto a due anni di vigilanza, con obbligo di firma, imposizione di dormire a casa ogni notte e di non poter lasciare il capoluogo partenopeo. Il capo dei capi, l'ideatore del sistema della criminalità moderna destinata a fare scuola nel panorama dei fuorilegge di tutto il mondo ridotto come un delinquente comune. Era stato sottoposto a tali ristrettezze della libertà personale, giudicate persino irriguardose del suo rango criminale, dopo anni di indagini coordinate tra il Belpaese e i corrispondenti d'oltreoceano delle forze dell'ordine nazionali per reati legati al traffico di stupefacenti -era universalmente noto soprattutto il suo impero di import-export di eroina e verrà ritenuto il principale spacciatore di livello planetario del secondo dopoguerra-, ma anche di armi e di alcolici illegali con l'America. Percorso avviato nel periodo del proibizionismo americano. Anche la prostituzione rientrava nei suoi giri, soprattutto alle origini della sua fortuna e aveva iniziato conquistando le fanciulle personalmente, poi rendendolo tossicodipendenti e costringendole a vendere il proprio corpo. Sopravvissuto alla mattanza che avrebbe dovuto spedirlo al campo santo, il 16 ottobre 1929, a Staten Island, quando era stato sgozzato e lasciato in fin di vita sulla spiaggia da sicari mai identificati, episodio che gli era valso l'appellativo di Lucky, inteso come persona fortunata, era originario di Lercara Friddi di Palermo, classe 1897, e la sua attività malavitosa era legata alla cosiddetta Cosa nostra statunitense, in particolare alla potente famiglia Genovese. Verrà considerato tra gli uomini più influenti del XX secolo, secondo la classifica stilata dal settimanale a stelle e strisce Time magazine. Dopo il soggiorno e l'ascesa in Usa era tornato in Italia, via Genova, per poi installarsi sotto il Vesuvio, il 12 aprile 1947. Tra le molte trovate geniali per portare avanti i propri traffici contro la legge, aveva installato a Palermo una fabbrica di confetti, intestata al cugino Calogero Vizzini, dove, al posto della mandorla erano stipati 4 grammi di polvere bianca da far viaggiare verso Germania, Canada, Messico, Francia, Irlanda e ovviamente States. L'ingegnoso sistema era stato svelato dal quotidiano socialista l'Avanti, l'11 aprile di quello stesso '54.

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